Marcelo Ducart
Giacomo Catalani:
“Come è iniziato il tuo percorso?”
Marcelo Ducart:
“Questa è una domanda complessa. Se dovessimo fare una sintesi della mia storia potremmo dire che in questo momento si sono uniti aspetti molto diversi tra loro come lo sport, le scienze motorie, la filosofia e la teologia che mi hanno reso una particolarità anche nel campo dell’educazione fisica.
Un intellettuale che riflette sulle scienze motorie non solo nel campo della vita ma apertamente anche in altre manifestazioni come ho detto precedentemente.
Il mio percorso e la mia biografia sono vari e molto complessi, io stesso sto ancora cercando di comprenderli, comprendere ciò che sta succedendo e perché esisto. Qui sorge una questione: se tu mi avessi chiesto “chi è Marcelo Ducart?” non ti avrei risposto che sono Marcelo Ducart. Piuttosto sto essendo Marcelo Ducart, perché l’incontro con te, con tanti amici, con Paolo e tanta gente mi sta cambiando. Sta creando un’altra persona rispetto a quella che c’era prima.
Potrei parlarti di chi ero prima ma è meglio parlarti di chi sono adesso tramite queste parole. Il dialogo fa emergere ciò che ciascuno di noi è in quel momento e non ciò che era.”
Giacomo Catalani:
“Come colleghi questi ambiti così distanti?”
Marcelo Ducart:
“Per me è naturale, non potrei dirti il come. Diciamo che sono state necessità in determinati momenti della mia vita e che in particolare nel mio corpo si sono unite. Non so perché ma so che c’è qualcosa che mi motiva a pormi delle domande che altri colleghi non si pongono. Il perché non lo so, non so perché questo accada. Altri colleghi si fanno domande che a me non interessano. Non so perché, questa è una caratteristica e un esempio della diversità che c’è nel mondo. Per me è totalmente naturale pensare in questo modo e non so perché.
Quando sono in aula tengo delle lezioni a Rio Cuarto con molti studenti. In una classe, la più numerosa, sono 250 tutti in un anfiteatro e quando entro in classe sono una persona, quando esco sono un’altra. Questo dimostra ciò di cui parlavamo prima di iniziare la registrazione. Dicevamo che una persona esiste attraverso lo sguardo degli altri e le parole che riceve dagli altri.
Per questo indubbiamente ringrazio e sono molto grato di avere sempre incontrato persone molto speciali con grande generosità che mi hanno reso ciò che sono.
Qui in Italia vengo sempre grazie alla generosità di un amico straordinario, Paolo Lucattini che salutiamo. I suoi contatti mi hanno permesso di essere qua.”
Giacomo Catalani:
“Come sei arrivato dalla filosofia alle Scienze Motorie?”
Marcelo Ducart:
“Ho studiato educazione fisica per due periodi distinti, successivamente ho fatto un’esperienza spirituale in un monastero, in un seminario, per cinque anni. In quel periodo ho seguito i miei studi di filosofia. In seguito sono uscito dal seminario e ho iniziato a lavorare nuovamente nelle Scienze Motorie, in ambito sportivo.
Nel periodo del seminario ho vissuto cinque anni isolato da tutto ciò che è nell’ambito delle Scienze Motorie e successivamente gli ambiti delle Scienze Motorie, dell’educazione fisica e della filosofia sono tornati a unirsi.
Per quanto riguarda l’educazione fisica sono stato atleta fino ai 25 anni, ho fatto parte della selezione argentina di atletica, ho ancora tutti i ricordi e l’esperienza di ciò che significa all’agonismo a livello internazionale, l’esperienza dei tornei e ho sperimentato inoltre l’esperienza della solitudine assoluta e della mancanza di competenza.
Per questo nella mia testa ci sono come delle costellazioni che si muovono armoniosamente alcune volte, altre volte invece passionalmente. Ci sono molte questioni differenti che convivono piacevolmente.”
Giacomo Catalani:
“Come vengono utilizzate le Scienze Motorie in argentina?”
Marcelo Ducart:
“La formazione è abbastanza simile a qua, riguarda la capacità dei professionisti di lavorare tanto all’interno delle istituzioni scolastiche quanto nelle istituzioni private e nelle organizzazioni non governative, come possono essere associazioni, circoli e così via.
In generale coloro che insegnano nelle Scienze Motorie sono stati degli sportivi o che hanno fatto un corso di filosofia. Nel mio caso vengo da entrambi i settori. Io entro con il titolo di filosofia ed è una rarità, ti confesso che per me tutto questo è anche un’esperienza essenziale che confronto con quella di un’autrice spagnola che si chiama Maria Zambrano che scrisse un libro molto bello che tratta il tema di come la nostra mente pensi all’esilio.
Lei fu esiliata all’epoca di Franco e dice che l’esilio principalmente inizia quando qualcuno rimane senza interlocutore a quando uno sembra parlare di cose che gli altri non riescono a comprendere. Quindi l’esilio inizia nel luogo stesso in cui si vive. Così mi sono sentito io e spesso mi sento ancora nella mia università. Questa non è una colpa, non è un’accusa contro i miei colleghi, piuttosto è il cammino personale di qualcuno, di una mente che vive separando, che vive partendo, che vive rompendo le certezze e le sicurezze. L’esperienza dell’esilio è questo, è l’esperienza dell’anticonformista, è l’esperienza di colui che non si conforma e vive in partenza, separando.
Le persone generalmente vivono con la sicurezza della propria casa, del proprio territorio, della propria lingua di ciò che conoscono e va bene. Io non mi sento così quindi diciamo che sono un personaggio un po’ particolare.”