I test di forza analitica sono chiamati in letteratura internazionale Manual Muscle Test (MMT) e sono dei test molti pratici ed utilizzati da moltissimi anni. Lo scopo di questi test analitici è quello di verificare il livello di contrattilità e quindi la forza espressa di un muscolo. Shirley Sahrmann riporta che lo scopo di testare la muscolatura è quello di identificare i muscoli che dimostrano deficit di performance che possono essere spiegati come delle conseguenze di debolezza, di cambiamenti di lunghezza, oppure di pattern di reclutamento che risultano alterati (Sahrmann, 2001).
I test forza analitica possono essere svolti per una grande quantità di muscoli, in pratica per tutti quei muscoli che muovono articolazioni o segmenti articolari sui quali l’operatore può apporre una resistenza. Il loro utilizzo ha delle origini negli studi clinici neurologici attraverso lo studio di 5 gradi di valutazione della forza muscolare (Buckup, 2011).
A meno che non siano personale sanitario abilitato al lavoro con soggetti con complicanze di natura neurologica i trainer non dovrebbero mai incontrare soggetti con un grado di funzione muscolare sotto il 4/5.
I Manual Muscle Tests qui presentati sono svolti seguendo le metodiche indicate da Kendall (2002) e solo in parte adattate. Questi test aiutano il trainer ad individuare i gruppi muscolari meno forti in assoluto oppure rispetto allo stesso muscolo controlaterale per poter impostare un corretto programma di lavoro personalizzato.
I test di forza analitica, essendo svolti da operatori con diversa esperienza e sensibilità, sono stati studiati dalla letteratura internazionale per diversi anni in termini di validità ed affidabilità su molti muscoli (Pollard et al., 2005; Cuthbert et al., 2007; Schmitt et al., 2008; Pollard et al., 2011) sebbene altri testi riportino una grande quantità di test da poter eseguire non sempre studiati scientificamente (Kendall et al., 2002).
Come eseguire e valutare i test muscolari manuali
La tecnica generale di svolgimento dei test di forza analitica è molto simile per tutti i gruppi muscolari con delle eccezioni che possono essere trattate separatamente, i principi chiave possono essere così riassunti:
- Accompagnare l’articolazione sulla quale si inserisce il muscolo da testare in massima flessione/estensione o rotazione a secondo del test analizzato chiedendo al soggetto di tenere la posizione così da portare il muscolo bersaglio in massima contrazione.
- Richiedere al soggetto di resistere contro la spinta applicata dall’operatore restando nella posizione di partenza.
- Utilizzando il test muscolare si può indicare al soggetto che sia lui a spingere (“SPINGI”) oppure che sia lui a resistere alla spinta e tenere la posizione (“TIENI”), come qui indicato. La scelta fatta in questo testo, (“TIENI” mente il trainer spinge) viene ritenuta più utile per facilitare l’operatore almeno nelle fasi inziali della pratica dei MMT sottolineando che i test proposti non hanno lo scopo dei test di Kinesiologia Applicata).
- A questo punto l’operatore dopo aver dato il via al soggetto applicherà una spinta gradualmente crescente con un vettore di forza opposto a quello del muscolo da testare portando in apertura o chiusura l’articolazione e richiedendo un impegno muscolare al soggetto per circa 3-5 secondi.
- Possibile l’aggiunta di una “extra forza” da parte dell’operatore nella fase finale può essere eseguita, ed un ulteriore prova per verificare l’adattamento del sistema nervoso, perciò l’efficienza neuro-muscolare, ma rientra in procedure più specifiche della kinesiologia applicata.
- Al termine l’operatore lascerà delicatamente l’articolazione.
Attendibilità del test
Il test muscolare è attendibile se l’operatore si attiene a criteri valutativi ben precisi, in modo che sia nei limiti del possibile ripetibile, rimane comunque un test che richiede una alta efficienza da parte di chi lo pratica. Per valutare il grado di forza/debolezza del muscolo testato rispetto al contro-laterale possono essere applicate una serie di scale qualitative differenti (Kendall et al., 2002; Jain et al., 2006; Cook et al., 2007). Si suggerisce una scala dicotomica molto semplice di valutazione assoluta con 2 soli termini:
- Forte: Quando il soggetto riesce a mantenere un buon allineamento posturale contrastando la pressione dell’operatore.
- Debole: Quando il soggetto non riesce a mantenere un buon allineamento posturale, evidenzia tremori o cedimenti alla pressione apposta dell’operatore.
In questo articolo forte e debole fanno riferimento alla capacità del sistema nervoso centrale di adattarsi ad un improvviso e temporaneo aumento della forza prodotta, ovvero l’abilità del muscolo a mantenere una resistenza contro la forza esterna applicata dall’operatore senza movimento dell’arto. Se il muscolo è abile a mantenere la resistenza nella corretta posizione del test è considerato forte o con risposta normale, in caso contrario il muscolo è debole o con risposta non normale (per altre sotto-definizioni si rimanda a testi specializzati).
È importate sapere che il MMT è un test di forza a tutti gli effetti e valuta la risposta del sistema nervoso ad un cambiamento di pressione apportato dall’operatore. Il MMT è un test che misura la forza prodotta durante uno specifico movimento isometrico e in una specifica posizione.
Preme sottolineare, per rafforzare i concetti di cui sopra, che questi test isolano il movimento (analitici) mentre il movimento umano è complesso, pertanto la risposta del muscolo dipende da molteplici fattori: come il momento di effettuazione del test, la posizione, l’influenza di recettori come l’occhio o l’apparato stomatognatico ecc…e da molto altro ancora che la scienza ha spiegato o che spiegherà.
Da ultimo non come importanza, il MMT non può prescindere da una valutazione posturale che già di per se cu può dare informazioni sulla debolezza o retrazione di alcuni muscoli.
Per questa ragione il MMT è solo uno strumento valutativo da inserire nelle procedure assessment del movimento. Lo scopo non è fare diagnosi o indagare disfunzioni di movimento ma solamente evidenziare debolezze muscolari analitiche del soggetto che successivamente possano essere corrette con programmi di lavoro specifici.
Muscolo debole
Un muscolo può essere debole perché è decondizionato o danneggiato magari con una cicatrice con punti di adesione; oppure è debole perché si alterano i rapporti lunghezza/tensione o l’equilibrio artrocinematico (ROM non fisiologico, alterata risposta dei meccanocettori per una lesione legamentosa che incide sulla risposta neuromuscolare). Oppure abbiamo un muscolo in stato di accorciamento (rigido) per una retrazione della miofascia che causa/ è causa di una altra catena iperattivata, questa situazione può creare un muscolo neurologicamente inibito dall’antagonista. Un muscolo “ipertononico” (qui usato nella accezione più ampia) può creare scompensi in tutta la catena miofasciale andando a “creare” un falso arto inferiore “lungo”.
Un muscolo può risultare debole per una articolazione che ha un alterato R.O.M. per una disfunzione articolare che necessita di aggiustamenti manipolativi oppure per la presenza di trigger-tender point.
Per contro, approfondendo gli argomenti si può affermare che la funzionalità muscolare è influenzata da perturbazioni del SNC. Le cause di sofferenza organica provocano debolezza (o facilitazione) di alcuni muscoli, come ad esempio quella a carico dei piriformi mono-bilaterale con correlate problematiche uterine, oppure ripetuti traumi al piede possono provocare indebolimento dei muscoli ischio-crurali o del retto femorale con disturbi a carico dell’intestino tenue (Pagliaro, 2016).
Per quanto detto, si comprende chiaramente che “correggere” un muscolo debole dipende dalla causa che ne ha determinato la debolezza.
Bibliografia
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