Sarcopenia senile, fragilità ed esercizio fisico

Di:   Riccardo Barigelli Calcari  |  5 Febbraio 2024

La sarcopenia è una condizione prevalentemente geriatrica, caratterizzata da una perdita graduale della massa e della funzione muscolare. È uno dei principali problemi di salute degli anziani e aumenta il rischio di disabilità, cadute e lesioni correlate, ospedalizzazione, limitazione dell’indipendenza e mortalità. I fattori di rischio per la sarcopenia includono l’età, il sesso, il livello di attività fisica, la presenza di malattie croniche e il virus dell’HIV.

La sarcopenia è multifattoriale e i principali fattori che contribuiscono a questa condizione sono: bassi livelli di attività fisica, ridotto apporto calorico, aumento progressivo della fibrosi, alterazioni del metabolismo muscolare, stato infiammatorio cronico, stress ossidativo e degenerazione della giunzione neuromuscolare.

I bassi livelli di attività fisica sono tra i principali fattori di rischio per la sarcopenia, insieme al declino delle fibre muscolari che inizia nella mezza età. Una perdita graduale di fibre muscolari inizia a 50 anni e circa il 50% delle fibre viene perso all’età di 80 anni e la perdita di fibre muscolari si osserva anche negli atleti.

Inoltre i cambiamenti ormonali che si verificano con l’età nell’ormone della crescita, nel testosterone, nell’ormone tiroideo e nel fattore di crescita insulino-simile portano alla perdita di massa e forza muscolare, insieme a diversi segnali catabolici che sono in squilibrio con i segnali anabolici.

Da un punto di vista istologico è stato riscontrato che lo stato sarcopenico colpisce le fibre muscolari di tipo II.

Esistono diverse linee guida diagnostiche sulla sarcopenia. Queste linee guida suggeriscono cut-off simili per la massa muscolare, la forza muscolare e la performance fisica per valutare e diagnosticare la sarcopenia.

Una revisione sistematica e meta-analisi con dati provenienti da 35 articoli e 58.404 individui in tutto il mondo ha stimato che la prevalenza complessiva della sarcopenia è del 10% sia negli uomini che nelle donne di età superiore ai 60 anni.

Fragilità

La fragilità è una condizione caratterizzata da un declino del funzionamento di più sistemi fisiologici, accompagnato da un’elevata vulnerabilità ai fattori di stress. La fragilità si manifesta con l’invecchiamento e comporta un rischio elevato di esiti negativi multipli per la salute, che alla fine causano ospedalizzazione, cadute, istituzionalizzazione e morte.

È una condizione frequente tra gli anziani, con una prevalenza stimata del 10% nelle persone che vivono in comunità, ma più elevata in altri contesti come gli ospedali, dove la prevalenza della fragilità può variare dal 18% al 40% dei pazienti.

La letteratura recente ha riportato che la fragilità è associata a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari, alla depressione, a una riduzione della qualità di vita e a un importante onere economico.

La ricerca suggerisce che la fragilità è causata da una disregolazione associata all’età di molteplici sistemi omeostatici che provoca una progressiva perdita di riserve fisiologiche così grave da determinare una compromissione multifunzionale e, infine, la patologia e la morte.

Il processo di invecchiamento è modulato dal sistema neuro-immuno-endocrino, dallo stato nutrizionale e dall’attività fisica. Questi meccanismi di regolazione diventano meno efficaci negli anziani fragili, almeno in parte a causa della presenza di infiammazione di basso grado.

Uno stato nutrizionale scadente può sostenere direttamente e/o indirettamente la caduta discendente tipica della fragilità o, viceversa, la maggior parte degli interventi che invertono o rallentano la fragilità si basano sul miglioramento della nutrizione.

La fragilità è concettualizzata come la perdita di un’interazione armonica tra domini (definiti anche dimensioni) che comprendono il dominio genetico, biologico, funzionale, cognitivo, psicologico e socio-economico.

La diagnosi di fragilità può essere approssimata raccogliendo informazioni su prestazioni fisiche, mobilità, stato cognitivo e nutrizionale.

Esercizio fisico

A causa delle attuali tendenze demografiche, la promozione della salute e l’indipendenza fisica sono fondamentali. Le raccomandazioni più recenti consigliano alle persone anziane, fragili o meno, di svolgere almeno 30 minuti di attività fisica di intensità moderata, come camminare a passo svelto, almeno cinque giorni alla settimana.

Uno studio ampio e di lunga durata sull’attività fisica nella popolazione anziana è il Lifestyle Interventions and Independence for Elders (LIFE), condotto negli Stati Uniti. Questo studio multicentrico randomizzato e controllato (RCT) ha valutato l’efficacia di un programma di esercizio fisico strutturato rispetto a un gruppo educativo nella prevenzione della disabilità in 1635 persone sedentarie e funzionalmente limitate di età superiore ai 70 anni, per un periodo di follow-up di 2,6 anni.

Nello studio LIFE, l’intervento fisico si è basato su una combinazione di camminate (con un obiettivo di 150 minuti a settimana), esercizi di forza, flessibilità ed equilibrio.

Le sessioni di esercizio erano individualizzate, con un obiettivo generale di 30 minuti. Questo studio ha dimostrato che, rispetto a un programma di educazione sanitaria, un programma strutturato di esercizio fisico a moderata intensità ha ridotto la disabilità motoria maggiore, la disabilità motoria persistente e l’esito combinato di disabilità motoria maggiore o morte in 2, 6 anni di follow-up.

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