Susanna Rosi
PERCORSO:
Susanna Rosi nasce in una famiglia contadina della provincia di Arezzo e si appassiona allo studio, fin da piccola, attraverso l’enciclopedia che il fratello comprava mensilmente. La prima scelta determinante la compie quando decide di andare alle scuole superiori al Liceo Scientifico di Castiglion Fiorentino invece che all’istituto tecnico di Arezzo che era la prima scelta e quella più gradita alla famiglia.
Negli anni del liceo forma il suo “core” accademico e poi inizia il percorso universitario a Firenze grazie a borse di studio e a lavori serali come cameriera. Negli anni universitari si appassiona a tutto quello che riguarda il cervello, in particolare agli aspetti della memoria, per avvicinarsi così allo studio delle neuroscienze.
Dopo aver ricevuto la sua laurea e dottorato di ricerca, Susanna Rosi ha completato una borsa post-dottorato in farmacologia sempre a Firenze, seguita da una seconda borsa post-dottorato con Carol Barnes presso l’Università dell’Arizona. È entrata a far parte di UCSF nel 2006 ed è membro del Kavli Institute for Fundamental Neuroscience presso UCSF e dell’UCSF Weill Institute for Neurosciences, da cui ha ricevuto un Innovator Award nel 2016.
Giacomo Catalani:
“Quanto incide il saper cogliere le occasioni?”
Susanna Rosi:
“Questo è un aspetto determinante. Come dico sempre ai giovani che incontro, l’importante è non stare seduti ad aspettare perché le opportunità ci sono sempre e possiamo crearne in continuazione interagendo con gli altri, costruendo rapporti, guardando con curiosità il mondo che ci circonda.
Troppo spesso tendiamo a non accorgerci di avere gli occhi chiusi e di non saper cogliere le occasioni. A volte mi dico che sono stata fortunata, ma credo che aver saputo individuare velocemente i percorsi migliori per me sia stato l’aspetto principale per la mia carriera e per la mia vita in generale.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono le cose più importanti su cui stai lavorando?”
Susanna Rosi:
“In questo momento stiamo lavorando sui processi della memoria e dell’apprendimento per capire come funzionano, ma soprattutto per capire quando non funzionano come possiamo ristabilire la capacità di memoria e apprendimento.
Utilizziamo molti modelli animali, uno di questi è il trauma cranico che, essendo il primo fattore di rischio per lo sviluppo di demenze e alzheimer è importantissimo. Lavoriamo molto su quello che causano le radioterapie che sappiamo essere fonte importante di forti deficit cognitivi permanenti, soprattutto nei bambini.
L’altro aspetto su cui lavoriamo è in collaborazione con la Nasa. Grazie a loro stiamo pianificando nuove ricerche per capire i meccanismi specifici che stanno dietro a queste profonde differenze tra i due sessi. Crediamo che le cellule del cervello conosciute con il nome di ‘microglia’ proteggano il cervello femminile da attacchi come quelli delle radiazioni dello spazio profondo: capire cosa rende queste cellule più resistenti sarà cruciale per sviluppare trattamenti ad hoc.”
Giacomo Catalani:
“Si parla di recupero della memoria, come è possibile?”
Susanna Rosi:
“La nostra memoria personale, quella che ci rende gli individui che siamo. Una risorsa inestimabile messa a repentaglio dalle minacce più svariate, dalle malattie neurodegenerative a certe terapie antitumorali, fino alla radiazione cosmica alla quale sono sottoposti gli astronauti nello spazio profondo.
Abbiamo verificato l’efficacia di un meccanismo risultato protettivo per le sinapsi: il “reboot” della microglia. Una verifica sperimentale condotta somministrando una molecola – nome in codice Plx5622, un inibitore del recettore Csf1r – per ora solo a un gruppo di topolini, ma con lo sguardo già rivolto alle future missioni spaziali umane. E alle malattie neurologiche che ci affliggono qui sulla Terra.
I nostri lavori precedenti avevano dimostrato che, a seguito dell’esposizione a diversi tipi di radiazioni, nel cervello dei topi si può individuare microglia attivata che persiste per mesi. A seguito di quei risultati, abbiamo fatto l’ipotesi che la microglia irradiata fosse la causa dei deficit cognitivi, e abbiamo deciso di provare a resettarla.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono le eccellenze del mondo accademico italiano e americano?”
Susanna Rosi:
“La formazione accademica italiana rimane di grande qualità anche se poi è evidente la difficoltà di impiegare in modo adeguato le risorse umane. In questo gli Stai Uniti invece stravincono perché lì ci sono davvero le pari opportunità. Tu, se vali, ottieni. Non importa da dove vieni o qual è la tua famiglia. In questo senso l’Italia è ancora molto frenata da vecchi meccanismi poco sani.”
Giacomo Catalani:
“Che rapporto c’è tra l’università e le tech Company?”
Susanna Rosi:
“Negli Stati Uniti e in California in particolare c’è grande vicinanza tra le due realtà. Molti miei colleghi addirittura hanno Tech Company proprie e quindi il lavoro è sempre svolto in grande simbiosi. È così che si fanno le grandi scoperte, attraverso tanta interazione e con la consapevolezza di poter traslare le scoperte verso un uso terapeutico in tempi brevi, proprio grazie a questo stretto rapporto tra università e impresa.”