Maurizio Errigo
PERCORSO:
Maurizio Errigo ha due percorsi nel mondo del tennistavolo, uno come giocatore di buon livello che lo ha portato a essere tra i migliori giocatori italiani e quello da allenatore che lo ha portato a diventare un’eccellenza internazionale.
Maurizio Errigo si è avvicinato al tennistavolo come molti ragazzi intorno all’età di 11 anni durante una vacanza e la fortuna ha voluto che, proprio vicino al negozio di suo padre, ci fosse la sede di un importante società di tennistavolo. Ha cominciato così a giocare e molto presto ha abbandonato l’altro sport che praticava, il calcio, per dedicarsi completamente al ping pong che è stata la sua vita fino a 25 anni, finché non ha cominciato ad allenare.”
Giacomo Catalani:
“Quale tipo di realtà rappresenta il tennistavolo in Italia?”
Maurizio Errigo:
“In Italia il tennistavolo è certamente uno sport minore, che non riscuote il successo di pubblico che ottiene invece in altri paesi. A livello mondiale il tennistavolo è un movimento molto importante, infatti agli ultimi mondiali erano presenti più di 200 paesi e di sicuro è un movimento che globalmente muove anche molti soldi.
L’Asia la fa certamente da padrone, sia per quanto riguarda il livello dei giocatori che per la ricchezza che muove intorno a questo sport grazie agli spettatori e al business che ci gira intorno.”
Giacomo Catalani:
“Hai avuto esperienze in Cina?”
Maurizio Errigo:
“Fare scambi culturali era molto in uso, oppure fare stage di preparazione di gare importanti in Cina. Soprattutto all’inizio l’Asia e la Cina in particolare apparivano come il top, un sogno quasi, e andare lì era ogni volta un’esperienza importante. Nel tempo, prendendo consapevolezza delle varie realtà e dopo aver ottenuto certi importanti risultati mi sono accorto che probabilmente lavorare in un ambiente dove l’attenzione, il pubblico, i soldi sono tutti positivi e dalla tua parte, lavorare è molto più facile. Ho quindi continuato a rispettare quel mondo, ma consapevole che il lavoro che si fa in Europa e in Italia non è certamente peggiore.”
Giacomo Catalani:
“Come e quanto si allena un giocatore professionista di tennistavolo?”
Maurizio Errigo:
“Come un professionista di un qualsiasi altro sport. Forse fino agli anni 70 la parte della preparazione fisica era un po’ lasciata in secondo piano, ma adesso vediamo atleti di grande livello anche nelle categorie minori.
Gli atleti importanti ormai sono quasi tutti alti e con grandi prestazioni, non c’è dubbio che anche nel tennistavolo la componente atletica è diventata di primaria importanza. Inoltre gli aspetti su cui lavorare sono molteplici, sia dal punto di vista atletico ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico in cui, come ogni sport individuale, il margine di miglioramento è così grande che è spesso è lì che c’è la grande differenza tra un buon giocatore e un campione.”
Giacomo Catalani:
“Che tipo di atleta e allenatore sei stato?”
Maurizio Errigo:
“Si può dire che sono sempre stato considerato una figura abbastanza rigida e talvolta intollerante. Un aspetto che a volte ho pagato in termini di rapporti personali ed economici, ma devo ammettere che uno sport, soprattutto individuale, ti mette a nudo. Quando sei in campo e ti giochi in un momento un titolo o una partita, quello è certamente un momento di grande verità dove esce fuori chi sei. Forse è proprio il bello di ogni sport e credo sia certamente il bello di uno sport come il tennistavolo.
Costruire la capacità di gestire certi momenti è difficilissimo e questo è stato uno dei punti cardine del mio modo di allenare, cercare di avvicinare il giocatore a quei momenti, simulando più possibile in allenamento quello che accadrà in partita. Un lavoro difficilissimo.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono le differenze tra allenare le donne e gli uomini?”
Maurizio Errigo:
“Secondo me l’atleta donna è solitamente molto meticolosa, in grado di costruirsi in allenamento tanta forza mentale come aver facilità nel mostrare le debolezze in gara. La cura, la precisione e l’attenzione delle donne in allenamento sono sicuramente maggiori rispetto alla media degli uomini che però in gara riescono spesso a tirar fuori anche l’estrosità rispetto alle donne.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono i numeri del movimento in Italia e perché un ragazzo dovrebbe avvicinarsi al tennistavolo?”
Maurizio Errigo:
“Sono circa 12mila gli atleti attivi in Italia. Oggi più che mai credo sia importante che i genitori incitino i propri figli a fare sport. Io sono padre e vedo che oggi c’è meno voglia di praticare sport in maniera seria e credo che invece lo sport rappresenti in ogni caso una scuola di vita dal valore inestimabile.
Personalmente ho vissuto lo sport ad alto livello e ho avuto l’occasione di formarmi nella vita di college. Ma credo che il valore del fare sport, a qualsiasi livello, sia innegabile. Spirito di sacrificio, disciplina, regole, coriacità nell’affrontare le situazioni difficili sono tutti aspetti che si trovano nello sport e che sono determinanti anche in ogni situazione della vita.
Saper convivere in un gruppo, affrontare una delusione o un rimprovero dell’allenatore o godersi la soddisfazione di un buon risultato in maniera intelligente sono solo alcuni degli insegnamenti che può dare lo sport. Imparare a vivere significa fare esperienze e lo sport ti fa fare tante esperienze importanti.”