Guido Porcellini
Giacomo Catalani:
“Qual è stato il tuo percorso?”
Guido Porcellini:
“Il mio percorso è iniziato fin da giovanissimo perché ho sempre fatto sport e questo aspetto mi ha sempre condizionato. Ho quindi portato la mia attitudine dallo sport alla vita sana in tutti gli ambiti. Ho deciso di fare medicina, questo è stata la mia volontà da sempre infatti fin da piccolo dicevo che avrei fatto il dottore, quindi per me è sempre stata una mission. Mentre i miei coetanei avevano il problema di cosa fare e dove andare per me il problema non c’è mai stato.
Ancora prima di laurearmi conobbi il compianto Roberto Dall’Aglio, neuroendocrinologo di Parma, per me un genio assoluto della medicina, che aveva bisogno di aiuto per il suo ambulatorio in ambito di ozono terapia e lì ho avuto modo di conoscere l’altro lato della medicina visto che all’università facevo quella tradizionale. È stata un’esperienza incredibile, che mi ha fatto rivalutare tutto quello che mi veniva detto all’interno della scuola di medicina dell’università di Siena con addirittura il primo incontro con il rolfing, ovvero gli osteopati “talebani” dell’epoca.
Una volta uscito da lì l’oncologia è stata la grande passione. Il confronto con il malato oncologico è unico, chi ha paura di morire, chi soffre davvero di una malattia grave non ha filtri e questo ti insegna un rapporto e una comunicazione di un’intensità unica che arricchisce in maniera incredibile.
Dall’Aglio era inoltre un esperto mondiale nel recupero dello stress dell’atleta e ne seguiva tantissimi di quelli che si trovavano in condizioni di over training. Da lì ho cominciato anche a lavorare in ambito sportivo.”