Francesco Bertini
PERCORSO:
Francesco Bertini viene da una famiglia che ha da sempre gravitato nel mondo del calcio. Non poteva quindi che diventare prima giocatore, se pur a livelli dilettantistici, e poi allenatore. Dopo aver preso il diploma ISEF scelse la strada del preparatore atletico che lo ha portato a scalare tutte le categorie, soprattutto seguendo quello che adesso è oggi considerato uno dei migliori allenatori del mondo, Maurizio Sarri.
Giacomo Catalani:
“Quant’è importante l’aspetto scientifico per ottenere risultati sul campo?”
Francesco Bertini:
“La scienza è uno degli aspetti fondamentali del nostro mestiere, ma ancora prima c’è la fisiologia. Dobbiamo conoscere benissimo la macchina umana perché poi dovremo andare a stimolare quella macchina, per portarla a dei livelli prestativi sempre maggiori. C’è quindi da studiare molto le parti metodologiche dell’allenamento, non soltanto approfondendo le ultime ricerche ma andando a studiare bene anche gli studi più importanti del passato, a partire da quelli della grande Unione Sovietica fino ai nostri grandi ricercatori come Vittorio Conconi che poi sono quelli che hanno ottenuto grandi risultati. ”
Giacomo Catalani:
“Quant’è importante invece la tecnologia?”
Francesco Bertini:
“La tecnologia sta indubbiamente prendendo sempre più campo nel nostro settore come un po’ in tutto. L’importante è saper interpretare la mole enorme di dati che adesso possiamo ottenere perché poi può succedere che questa grande quantità di numeri possa provocare confusione. Non sempre i numeri sono completamente certi e di sicuro saperli interpretare fa la differenza. ”
Giacomo Catalani:
“Tu quale tipo di tecnologia utilizzi maggiormente?”
Francesco Bertini:
“Noi utilizziamo il GPS perché questo strumento ci dà informazioni abbastanza concrete. Il problema di questa tecnologia è il fatto che si può tendere ad allenare gli atleti sulla base di uno specifico modello prestativo mentre io ritengo che per migliorare le prestazioni di un calciatore o di un atleta il preparatore fisico deve cercare di spostare la qualità della performance e non di fermarsi alla preparazione di una partita.”
Giacomo Catalani:
“Qual è la differenza tra un professionista e un non professionista?”
Francesco Bertini:
“Non è certo la classificazione burocratica che fa la differenza. Si può parlare di un atleta professionale o non professionale. In questo senso è possibile trovare anche amatori molto ma molto professionali, che sanno curare ogni dettaglio e professionisti che invece faticano ad esserlo.”
Giacomo Catalani:
“Si parla molto dell’esclusione dell’Italia dai mondiali, quali sono secondo te i problemi del calcio italiano?”
Francesco Bertini:
“Credo da troppi anni la preparazione dei giovani si sia focalizzata troppo sulla preparazione della partita, mentre secondo me c’è bisogno di lavorare su dei tempi più ampi dimenticando delle volte anche le prestazioni partita per partita. Progettare dei lavori a lungo termine è determinante e negli ultimi anni in Italia si è fatto davvero poco in questo senso.”
Giacomo Catalani:
“Cosa pensi del valore formativo dello sport?”
Francesco Bertini:
“Credo che se vogliamo davvero dare allo sport quel valore importante che vediamo in altre nazioni e che spesso in molti dichiarano voler perseguire c’è bisogno di investire risorse. Al di là delle prestazioni dell’alto livello, che è alla fine solo una facciata della realtà dello sport in Italia, dobbiamo investire tempo e soldi anche su tutte le altre realtà.
Non posso, per esempio, non sottolineare come sia inaccettabile vedere che nelle palestre ci siano persone che insegnano con delle competenze ottenute solo grazie a corsi di un fine settimana. Secondo me questo non è possibile e svilisce il lavoro dei professionisti di valore.”
Giacomo Catalani:
“Come ti approcci ai tuoi atleti?”
Francesco Bertini:
“Si tratta di lavorare con ragazzi dai 20 ai 30 anni, quindi molto più giovani. All’inizio loro ti annusano e ti studiano e così devi fare te. Devi trovare quella chiave che ti permetta di interagire con loro nel miglior modo possibile per ottenere il massimo. Questo te lo dà solo il campo e l’esperienza.
Il rispetto dei ruoli e la credibilità del preparatore è determinante. Noi siamo molto importanti ma abbiamo in fondo un ruolo secondario, quindi costruire un grande rispetto è determinante per ottenere dai giocatori un approccio al lavoro serio e determinato.
Il primo periodo io solitamente parlo poco. Sto molto attento a tutto e difficilmente mi approccio singolarmente finché non ho la convinzione di aver trovato il giusto feeling. Nello sport bisogna fare ogni giorno, migliorare senza sosta e questo è quello che devi far capire prima possibile ai tuoi ragazzi.”
Giacomo Catalani:
“Cosa puoi suggerire a chi vorrebbe percorrere il tuo stesso percorso?”
Francesco Bertini:
“Essere professionali. Se lo sei già devi esserlo di più. Per professionale intendo non solo saper svolgere in maniera serie e precisa il proprio lavoro ma anche avere l’attitudine a imparare e la volontà di non smettere mai di voler conoscere cose nuove. Per se stessi ma anche verso gli atleti. Saper trasmettere grande energia fa la differenza nella capacità di ottenere il massimo dai giocatori.”