Claudio Vicini
PERCORSO:
Claudio Vicini è laureato e perfezionato in Medicina e Chirurgia presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento Università di Pisa. Il Dottor Vicini è inoltre specializzato in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale all’Università di Pisa, in Neurologia all’Università di Ferrara e in Audiologia all’Università di Firenze.
Qui alcune delle numerose posizioni di rilievo ricoperte da Claudio Vicini:
- membro dello staff della Divisione ORL, Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì
- vice direttore del Servizio di Neurofisiopatologia, Ospedale Bufalini di Cesena
- vice direttore della Divisione ORL, Ospedale Maggiore di Bologna
- direttore dell’Unità Op. Adiovestibologia, Ospedale Maggiore di Bologna
- direttore del Modulo Audiovestibologia, Ospedale Maggiore di Bologna
Giacomo Catalani:
“Quali sono stati i passaggi fondamentali per il tuo straordinario percorso?”
Claudio Vicini:
“Credo che quello che faccio oggi sia determinato ovviamente dai miei studi in neurologia che è fondamentale per conoscere nel profondo le problematiche del sonno. Sono anche stato fortunato e credo che nella vita la fortuna sia una componente importante. Napoleone diceva “preferisco generali fortunati che generali bravi.”
Nella mia esperienza la fortuna ha avuto ruolo importante, soprattutto per avermi fatto incontrare una persona straordinaria come il Professor Lugaresi senza il quale non sarei mai potuto riuscire a costruire il mio percorso così come è stato.”
Giacomo Catalani:
“Come vengono approcciati il problemi legati al sonno?”
Claudio Vicini:
“Le problematiche del sonno vengono fatte proprie o almeno provano a farle proprie un po’ tutte le categorie: i neurologi, gli endocrinologi, gli odontoiatri, i dentisti, un po’ tutti. In realtà il sonno è di tutti e non è di nessuno perché ha delle connotazioni così ampie che nessuna professionalità può far fronte a tutti i disturbi.
Questo genera secondo me approcci folli. Cito l’esempio di Francia e Germania dove ognuno fa da sé e si occupa di tutti gli aspetti delle problematiche del sonno rimanendo ovviamente nell’ambito della propria disciplina. Nel nostro paese invece stiamo cercando di unire le forze e coinvolgere molti ambiti per convergere su obiettivi unici.”
Giacomo Catalani:
“Cos’è l’apnea notturna?”
Claudio Vicini:
“OSAS è l’acronimo della Sindrome da Apnee Notturne Ostruttive. È una sindrome caratterizzata da russamento alternata a episodi apnoici (ovvero interruzioni del respiro per un tempo superiore ai 10 secondi e con una diminuzione della saturazione di ossigeno).
L’apnea notturna è un disturbo che va approfondito poiché è responsabile spesso di una stanchezza diurna piuttosto importante, responsabile di assopimento, scarso rendimento lavorativo e spesso anche di incidenti automobilistici. Molti studi scientifici stanno dimostrando come le OSAS siano responsabili anche di un aumento nell’incidenza di malattie cardiovascolari, diabete, depressione e disturbi respiratori.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono i numeri di questo disturbo?”
Claudio Vicini:
“Stiamo parlando di una condizione i cui numeri sono davvero preoccupanti, infatti, il numero dei soggetti affetti da russamento supera il 70% della popolazione adulta sana, quindi russa la maggior parte delle persone. Si calcola invece che le apnee significative affliggano quasi il 20% dei soggetti, con una costante tendenza in aumento nell’ultimo ventennio.
Ci sono due picchi che sono rappresentati dai bambini piccoli di età inferiore ai 10 anni che però si gestiscono abbastanza bene occupandosi in maniera corretta di tonsille e adenoidi. Poi c’è un lungo periodo diciamo silente che si rompe tra i 35 e i 40, quando sia le persone che da piccoli russavano che quelle che non russavano, iniziano magari a prendere qualche chilo e cominciano a russare. Spesso quello che chiamiamo il “grande anziano” che torna a russare meno, soprattutto perché solitamente tende a perdere peso, ad “asciugarsi””.
Giacomo Catalani:
“Quali sono i segnali che possono far capire che si sta soffrendo di questo genere di patologie?”
Claudio Vicini:
“Sono molti i campanelli d’allarme che sono riscontrabili già all’anamnesi del paziente e che suggeriscono la possibilità che egli soffra di apnee notturne: il russare costantemente, in presenza di interruzioni del respiro di notte (per l’appunto, le apnee), presenza di sonnolenza durante il giorno e spesso pressione alta. Sono sintomi che peggiorano chiaramente la qualità della vita del paziente, specie la sonnolenza diurna, che ne riduce concentrazione e attenzione, tramutandosi anche in un potenziale rischio per la propria sicurezza se pensiamo a chi svolge lavori come autista piuttosto che lavori con macchinari industriali.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono le possibili soluzioni per questo genere di problematiche?”
Claudio Vicini:
“Ci sono soluzioni che rispondono perfettamente alle richieste tipiche di oggi che vogliono tutto e subito. La prima possibilità è quella di utilizzare uno strumento che si chiama C-PAP. L’apparecchio C-PAP assicura una leggera ventilazione in una maschera nasale che i pazienti indossano durante la notte. Grazie a quest’apporto d’aria le vie respiratorie restano aperte e i pazienti possono respirare liberamente durante il sonno. Il risultato è quindi immediato, ma dover utilizzare uno strumento ogni notte non è una prospettiva che piace a tutti.
Un’alternativa molto comune è il bite. Il bite notturno è un apparecchio orale molto simile a un paradenti sportivo, che va indossato soltanto durante il sonno. Il dispositivo protegge i denti durante la notte dai danni causati dal digrignamento automatico (usura, mobilità dentale, dolori alle articolazioni temporo-mandibolari), rilassa la muscolatura della mandibola e la mantiene in posizione di riposo per permettere alle vie aree di rimanere correttamente aperte.
Altra possibilità è la terapia posizionale che deriva dall’esperienza classica del calcetto che la moglie dà al marito che russa, il quale si gira e smette di russare. Per fare questo una volta si metteva una pallina da tennis nel pigiama, sulla schiena, e questo serviva per creare quel senso di fastidio quando il paziente assume la posizione supina, costringendolo a rimettersi di lato. Sistema economico ma con tanti problemi annessi. Oggi lo stesso approccio viene ottenuto con uno strumento che vibra quando la posizione assunta non è corretta.”