Stefano Serranò
PERCORSO:
Stefano Serranò è da sempre un grande appassionato per tutto lo sport in generale e in particolare dell’atletica leggera. É per questo che ha fatto il percorso per prendere la laurea in Scienze Motorie, e non solo, diventando anche osteopata e creandosi un profilo professionale molto ampio che gli permette di lavorare nel mondo dello sport a 360°.
Stefano ha iniziato a seguire atleti di atletica leggera e vela, ma ha anche lavorato in sport di squadra come calcio e pallavolo come preparatore fisico. Ma la sua occupazione principale è diventata quella di coordinare gli atleti e i loro staff nell’ambito dell’atletica leggera per il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine.
Giacomo Catalani:
“Quali sono le figure con cui ti confronti?”
Stefano Serranò:
“Sicuramente il tecnico che insieme all’atleta rappresentano il core dello staff e poi tutta una serie di professionisti che possono sempre essere utili all’atleta che possono essere l’osteopata, il fisioterapista, il medico di riferimento, ma anche figure come il nutrizionista e lo psicologo dello sport. C’è poi tutta la parte meno legata agli aspetti atletici, ma altrettanto importante che è quella che fa riferimento alla società, agli sponsor tecnici o ai curatori dell’immagine.
Tutte queste figure vanno coordinate per ottenere il massimo da loro e per far confluire ogni singolo apporto al raggiungimento degli obiettivi che ogni atleta ha di fronte a sé. In questo senso mi ha senza dubbio aiutato il mio percorso di studi perché oltre alla triennale di Scienze Motorie ho fatto un master in Metodologia dell’allenamento, ho ottenuto una laurea specialistica in Scienze e tecniche dello sport, ho fatto 6 anni di Osteopatia e diversi corsi di specializzazione in Mental coaching, nutrizione e ricerca.
Ho quindi acquisito una conoscenza molto ampia e questo mi ha permesso di poter interagire con tutti i membri dello staff in maniera proficua perché sono in grado di parlare con ognuno con la competenza necessaria per rendere la collaborazione sempre virtuosa.”
Giacomo Catalani:
“Come si sviluppa la parte del tuo lavoro che si occupa di valutazione?”
Stefano Serranò:
“Io mi occupo di valutazione neuromuscolare, quindi tutta una serie di test che vengono fatti con strumentazioni come analisi 3D, pedane di forza, optojump che sono tutte strumentazioni che possono essere di grande aiuto ai tecnici per meglio indirizzare il loro allenamento.
Mi occupo inoltre di valutazione posturale e in questo mi è molto utile tutto il mio percorso come osteopata, dove ho potuto approfondire tutta la parte anatomica e fisiologica del copro umano, ma anche tutti gli aspetti della fisiologia articolare e degli equilibri muscolari che poi mi aiutano a inquadrare meglio la valutazione posturale.
La visione olistica dell’osteopatia è stata molto importante perché può essere riportata anche sugli aspetti tecnici e metodologici e quindi cercare di capire che l’effetto che si ha su qualcosa molto spesso ha un’origine da un’altra parte.
Così come una patologia nell’ambito dell’osteopatia può avere origine in un punto del corpo lontano da quello dove viene percepito il sintomo, così anche l’aspetto tecnico può avere un errore che origina da un movimento precedente. In questi casi correggere l’errore e non la sua causa può essere anche molto controproducente e in questo senso la visione che mi porto dietro grazie all’osteopatia è senza dubbio determinante.”
Giacomo Catalani:
“Che suggerimenti puoi dare a chi sta pensando di intraprendere il percorso come osteopata?”
Stefano Serranò:
“Sicuramente il percorso dell’osteopatia è molto affine a quello di Scienze Motorie, perché in fondo si tratta sempre di studiare il movimento del corpo umano e quindi può essere un approccio ulteriore a quello delle Scienze Motorie. C’è molto dibattito per riconoscere l’osteopatia come professione sanitaria, ma al di là di questo ti porta ad approfondire molto tutti gli aspetti neurologici, fisiologici e anatomici che tu puoi riportare nella professione nell’ambito delle Scienze Motorie.”
Giacomo Catalani:
“Come proponi la tua duplice figura di osteopata e scienziato motorio?”
Stefano Serranò:
“Mi propongo come osteopata esclusivamente in forma privata. Quando svolgo il lavoro di valutatore invece cerco di non invadere mai il lavoro degli altri perché credo molto nel lavoro di staff e quindi ritengo fondamentale il rispetto dei ruoli.
Come dicevo prima ho la possibilità, grazie alle mie competenze di osteopata, di interagire con gli altri componenti dello staff in modo proficuo e cerco quindi di rendere la collaborazione sempre mirata al raggiungimento degli obiettivi, con la grande attenzione a mantenere il mio ruolo entro i confini che merita.”
Giacomo Catalani:
“Quanta e quale strumentazione usi per il tuo lavoro?”
Stefano Serranò:
“Oggi siamo immersi in un mondo tecnologico e abbiamo moltissimi strumenti da poter utilizzare ma a mio avviso dobbiamo stare molto attenti a non diventare schiavi della tecnologia perché la capacità di sintesi, di osservazione e di percezione che ha l’individuo nella valutazione secondo me rimane fondamentale.
La strumentazione di cui faccio uso è importante, ma ci sono tecnologie anche più sofisticate; credo che quello che conta è l’utilizzo e l’interpretazione che questi strumenti sono in grado di fornirti.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono i test che utilizzi maggiormente?”
Stefano Serranò:
“Dipende molto dall’ambito in cui lavori e dallo sport che vai ad approcciare e per ognuno ci sono dei test specifici che si adattano meglio a quelle esigenze. Per seguire l’atletica leggera io mi sto affidando a due test in particolare, tra i moltissimi che esistono nell’ambito della valutazione posturale e funzionale: l’overhead squat test, che è un test riconosciuto in ambito internazionale e che ha quindi valenza in tutto il mondo, e lo squat monopodalico perché l’atletica leggera ha la caratteristica di essere uno sport in cui si sta per la maggior parte del tempo in una postura monopodalica.
Giacomo Catalani:
“Qual è la tua opinione sui percorsi universitari di Scienze Motorie?”
Stefano Serranò:
“Per prima cosa va detto che c’è grande differenza tra le varie università, in linea di massima secondo me si tende a dare un tipo di formazione un po’ troppo medica e meno attenta a quello che è il mondo del lavoro oggi che non è lo stesso di qualche anno fa quando esisteva l’ISEF da cui Scienze Motorie deriva.
Questo comporta spesso anche un certo conflitto con l’ambito della fisioterapia quando invece c’è tutta una fetta di mercato che ancora non è molto sfruttato e che dovrebbe portare lo scienziato motorio a portare nella pratica tutto quello che è teorico, quindi la parte della valutazione con gli strumenti tecnologici e la riatletizzazione degli atleti infortunati.”
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