Per chi si occupa di Biomeccanica l’argomento leve è un argomento fondamentale molto dibattuto e spesso frainteso.
Solitamente le leve vengono suddivise in tre tipologie:
- Primo genere, che ha il fulcro che si trova tra la resistenza e la potenza.
- Secondo genere, che ha la resistenza che si trova tra la potenza e il fulcro.
- Terzo genere, che ha la potenza che si trova tra la resistenza e il fulcro.
La prima sarà una leva che può essere indifferente vantaggiosa/svantaggiosa a seconda di alcune caratteristiche. La seconda sarà una leva sempre vantaggiosa, mentre la terza sempre svantaggiosa.
Leve di primo genere
La distanza orizzontale tra il fulcro e il punto di applicazione della potenza si chiama braccio della potenza, mentre la distanza orizzontale tra il fulcro e l’applicazione della resistenza si chiama braccio della resistenza. Se il valore di resistenza e potenza è identico in termini di intensità, come nell’immagine, questa sarà una leva equivalente. Ossia non ci sarà nessuna facilitazione ne per la potenza ne per la resistenza.
In questo secondo esempio invece, il braccio della potenza è più lungo del braccio della resistenza. Questa sarà una leva di primo genere vantaggiosa perchè il braccio della potenza è maggiore di quello della resistenza.
Nell’ultimo esempio il braccio della potenza è più corto del braccio della resistenza, quindi questa sarà una leva di primo genere di natura svantaggiosa. Quindi andrà applicata molta più potenza per riuscire ad equiparare la resistenza.
Leve di secondo genere
Il secondo genere è sempre più vantaggioso perchè la resistenza è posizionata tra la potenza e il fulcro. Questa leva è sempre vantaggiosa perchè il braccio della resistenza sarà sempre minore rispetto al braccio della potenza.
Leve di terzo genere
Nel terzo genere è la potenza a trovarsi nel mezzo e di conseguenza il braccio della potenza sarà sempre più corto del braccio della resistenza.
Solitamente viene utilizzato un esempio, come quello qui sopra, applicandolo al bicipite brachiale e quindi al movimento di flessione dell’avambraccio sul braccio identificando questo tipo di movimento generato da una leva svantaggiosa.
Questi princìpi sono veri solo ed esclusivamente quando i tre elementi – il fulcro, la resistenza e la potenza – si trovano esattamente sullo stesso piano, e questa cosa nel corpo umano non avviene quasi mai.
Questo tipo di modello non può essere applicato direttamente al corpo umano e vanno fatti altri tipi di ragionamenti che prendono in considerazione le traiettorie di applicazione della potenza. Quindi della forza muscolare attraverso il tendine sull’inserzione ossea, della direzione di questa applicazione di forza e soprattutto del tipo di movimento. Se svolto in forma mono-articolare, a catena cinetica aperta, a catena cinetica chiusa quindi con la presenza di co-contrazioni muscolari che limitano gli svantaggi delle leve cosi descritte, distribuendo l’impegno muscolare attraverso una serie di micro leve che lavorano attraverso una sequenza ben organizzata.
Le leve vanno conosciute per parlare di Biomeccanica ma non può essere applicata totalmente nella maniera classica al corpo umano e allo stesso tempo bisogna ricordare che più la resistenza è lontana dal fulcro, più la potenza è vicina al fulcro e più si avrà fatica nello svolgere il gesto.
Tutto questo però va sempre calato nella realtà del movimento che viene analizzato.