La psicologia positiva e le sue applicazioni nello sport

Di:   ScienzeMotorie  |  21 Agosto 2023

Seligman e Csiksentmihaly, i fondatori della psicologia positiva, branca della psicologia, hanno affermato “la possibilità di una psicologia focalizzata sulla positività dell’esperienza soggettiva, dei tratti individuali e delle virtù sociali”.

Gli scopi della psicologia positiva sono di esplorare in che modo le persone possono migliorare la qualità delle loro esperienze di vita al fine di implementare salute e benessere con obiettivi di interventi verso la promozione del benessere in grado di sviluppare e sostenere le risorse individuali.

La psicologia positiva considera il benessere dell’atleta come un fattore decisivo per una performance eccellente, non riferendosi solo al risultato ma ai vari aspetti che condizionano l’esperienza sportiva come fattori motivazionali, emotivi e valoriali. Si lavora per favorire un individuo che abbia più consapevolezza delle sue risorse in modo che si adatti al meglio al contesto sportivo vivendolo come un esperienza positiva, di crescita sia fisica che personale.

Nello sport come nella vita ci sono situazioni negative, ostacoli che si frappongono tra noi e i nostri obiettivi di benessere e salute. Perdo una partita, non ottengo il tempo che mi ero prefissato oppure un infortunio mi impedisce di allenarmi, sono eventi che incidono sul percorso di un atleta; ne condizionano la sua motivazione ad andare avanti, la fiducia in se stessi.

Entrare in una ottica di psicologia positiva, utilizzare la mindfulness per focalizzazione dell’attenzione allo stato di presenza mentale, per fare una riflessione su come in genere si gestiscono le emozioni in determinati ambiti aiuta l’individuo ad avere maggiore la forza mentale, ritrovando dentro di sé le risorse e le strategie migliori per esprimere al meglio il suo potenziale.

Consapevolezza del corpo

Se un atleta vive pienamente il suo presente, è consapevole del suo corpo e vive lo sport come un’esperienza positiva; sarà quindi maggiormente predisposto a trovare dentro di sé le risorse e le strategie più efficaci diminuendo la probabilità di una eccessiva analisi degli errori e di esagerato controllo del proprio corpo e delle proprie abitudini, fattori che molto spesso ostacolano la piena espressione del proprio potenziale.

La psicologia sportiva tende a considerare il benessere dell’atleta e non soltanto la prestazione sportiva, si mira a sviluppare i punti di forza della persona-atleta potenziando le risorse personali al fine di promuovere una migliore qualità dell’esperienza di gara e di allenamento e non solo di ridurre e/o di compensare le limitazioni e le carenze.

La psicologia positiva applicata allo sport mira quindi a valorizzare vissuti psicologici di benessere dell’atleta, a indagare aspetti quali gli effetti della preparazione mentale sull’espressione del potenziale della persona. La prestazione sportiva è il frutto di un delicato equilibrio tra fattori fisici, tecnici e mentali (Muzio, 2004).

Prendendo spunto da queste considerazioni e alla luce delle ricerche della psicologia positiva sarebbe auspicabile riconsiderare il benessere complessivo dell’atleta e i suoi livelli di felicità come fattori decisivi per una performance sportiva di qualità, più distaccata dalla sola logica del risultato e più attenta a fattori motivazionali, emotivi e valoriali che compongono l’esperienza sportiva. (Da Colombo 2012 mod.)

Nella psicologia positiva troviamo concetto di “flow” (Csiksentmihaly 1975) inteso come indica uno stato psicologico di massima positività e gratificazione, che può essere vissuto durante la completa immersione in un compito e come esso può essere associato alla performance sportiva.

Fattori della flow experience

I fattori (strettamente correlati tra loro) che costituiscono la flow experience (Nakamura e Csikszentmihalyi, 2002):

  • Bilanciamento tra sfida e abilità: senso che l’individuo si sta impegnando in qualcosa di appropriato per le proprie capacità;
  • Fusione tra azione e consapevolezza;
  • Senso di controllo, sia delle proprie azioni, sia delle conseguenze di esse;
  • Obiettivi prossimali chiari e feedback immediato che permettono lo svolgersi continuo del processo, momento per momento;
  • Attenzione e concentrazione totale sul compito;
  • Perdita della concezione egocentrica di sé come attore tanto è l’assorbimento nel compito;
  • Distorsione della normale percezione temporale (“ sembra che il tempo passi più in fretta”);
  • Gratificazione legata all’esperienza stessa e profondo senso di piacere (Deci, 1975), tali che spesso la meta finale è solo una scusa per iniziare il compito (esperienza autotelica).

Quando è nel flusso, l’individuo/atleta funziona a pieno delle sue capacità. Imparare a cogliere e sfruttare opportunità di esperienze ottimali porta quindi numerosi vantaggi, quali l’attivazione e lo sviluppo di capacità personali e l’assaporare uno stato di benessere collegato a forti emozioni positive e a un senso positivo di autostima e autoefficacia; attribuendo valore l’esperienza momentanea che si sta vivendo.

Conclusioni

Spesso in psicologia dello sport si lavora sul presente, sul qui e ora; vengono richiesti allo psicologo degli interventi di potenziamento personale; la psicologia positiva si occupa del benessere della persona e lo psicologo ha come obiettivo il benessere e la salute della persona; nello sport l’atleta ha bisogno di benessere psico-fisico per poter performare al meglio.

La psicologia positiva viene incontro a molte di queste richieste; ci permette di avviare un programma di preparazione mentale, volto a favorire il miglioramento delle performance sportive e trasversalmente nelle altre aree della vita.

Vedere le potenzialità del soggetto, ampliarle e di pari passo prendere coscienza delle aree di miglioramento è molto utile per aumentare il benessere della persona così come la performance dell’atleta.