Cos’è la catena spirale anteriore e che funzione ha?
La catena spirale anteriore è quella catena muscolare che permette al nostro corpo di chiudersi e ruotare in maniera controlaterale attivando in sinergia una concatenazione di muscoli a partire dai peronieri fino ad arrivare al muscolo sternocleidomastoideo e scaleno.
La catena spirale anteriore è fortemente coinvolta negli sport e in quelle attività che comportano delle rotazioni della testa, del busto, adduzioni della gamba e pronazione del piede.
Soggetti con un’iperattivazione di questa catena, sono persone che effettuano numerose rotazioni e che stanno per lungo tempo seduti.
La catena spirale anteriore è composta quindi da una serie di muscoli, in ordine ascendente troviamo:
- Trasverso dell’alluce
- Abduttore obliquo
- Abduttore del V
- Peronieri
- Gastrocnemio esterno
- Capo breve del bicipite femorale
- Adduttori
- Pettineo
- Vasto mediale
- Gracile
- TFL
- Obliquo interno
- Fascia addominale
- Obliquo esterno
- Intercostali esterni
- Grande dentato
- Romboide
- Trapezio
- Sternocleidomastoideo
- Scaleni
- Splenio del collo e testa
La sua funzione è quella di flettere e ruotare il corpo e per farlo è necessario fare un’attivazione sinergica di diversi muscoli del corpo, partendo dalla pronazione del piede fino ad arrivare alla rotazione della testa in maniera controlaterale.
Nell’analizzare uno sport che preveda una buona componente di lavoro in rotazione possiamo prendere in esame il tennis, in modo particolare il colpo del dritto e il gesto della battuta.
In questo sport dalla forte dinamicità e imprevedibilità delle situazioni di gioco l’atleta alterna costantemente i colpi da mettere in campo e di conseguenza le attivazioni muscolari.
Questa elevata variabilità incrementa notevolmente il rischio di infortuni a livello muscolare e/o articolare dei distretti più sensibili.
La catena e l’attivazione in maniera sinergica della stessa durante il gesto sportivo permettono di fare prevenzione e recupero da infortunio. Ultimo ma non ultimo è in grado di dare maggiore forza al colpo di attacco.
Come valutare la catena spirale anteriore?
Partendo dal concetto di ruolo e funzione della catena spirale anteriore visto in precedenza e non avendo linee guida in letteratura specifiche di una sua possibile valutazione dovremmo analizzare 2 fattori:
- L’elasticità (intesa come tensione e lunghezza dei muscoli che la compongono).
- La forza (intesa come integrità e tenuta contro forza una esterna).
Parliamo sempre di un’analisi di carattere globale, che può già darci indicazioni per una successiva valutazione analitica delle sue componenti più rigide o deboli. Potremmo quindi andare in un secondo momento a verificare la forza effettiva dei suoi singoli componenti con test chinesiologici mirati utilizzando un sensore di pressione e registrare le differenze di forza tra i 2 emilati opposti.
Quello che proponiamo è quindi seguire il decorso della catena mettendo in estensione le sue componenti per valutarne la mobilità in posizione ortostatica e soffermandoci su possibili rotazioni del tronco valutando frontalmente il nostro soggetto. Per valutare invece la tenuta andremo a testare la sua resistenza applicando una forza opposta alla sua funzione di chiusura. Il soggetto si trova a braccia incrociate, omero abdotto a 90° in posizione seduta (l’altezza dell’appoggio deve rispettare la verticalità della tibia) e l’operatore applica una resistenza opposta a livello dell’inserzione distale dell’adduttore e del gomito opposto cercando di “contrastare” la catena.
Nella valutazione in ortostatismo ci concentreremo quindi sul visionare una possibile rotazione durante l’estensione, starà poi a noi valutare, se riscontrata, la causa possibile discriminando una potenziale retrazione più craniale o caudale.
Nella valutazione in posizione seduta esamineremo invece l’integrità del gesto e la sua tenuta in termini di forza applicata e possibili compensi o perdita di equilibrio. Su questo test in particolare sarà l’esperienza e sensibilità dell’operatore a determinare particolari disequilibri essendo fatto in maniera attiva e non solo osservativa.
Esempio clinico: sindrome rotatoria-flessoria
La sindrome rotatoria-flessoria è una sindrome rachidea con alterato rapporto elasto – tensivo tra le due catene spirali omolaterali.
È comune nei soggetti che passano molto tempo in posizione seduta in maniera scorretta (retroversione e shift bacino) ed effettuano numerose rotazioni spesso sullo stesso lato come nel caso di chi lavora a computer o risponde al telefono sempre dallo stesso lato.
Spesso questi soggetti presentano una postura ipolordotica e atteggiamento di scivolamento in avanti del bacino con chiusura del cingolo scapolare.
Questa sindrome presenta spesso una sintomatologia dolorosa accentuata al risveglio e che cala con movimento antigravitario o col calore.
I maschi sono spesso i più colpiti in quanto le loro misure antropometriche medie sono, rispetto alle donne, più svantaggiose. Basti pensare a quanto la lunghezza di tibia e femore possa incidere sulla postura seduta modificando, a seconda dell’altezza della sedia, la componente lombare accentuandone l’appiattimento.
La proposta di esercizio comprenderà quindi un allungamento fatto in postura, privilegiando l’apertura passiva della catena in posizione supina, e un rinforzo di quella opposta omolaterale, senza estremizzare le posizioni rispettando l’armonia della colonna come nelle immagini seguenti:
Esempio sportivo: quando ha senso valutare la catena spirale anteriore?
Se pensiamo a qualsiasi gesto sportivo in cui questa catena venga attivata ripetutamente ad elevate tensioni massimali, submassimali o per lunghi periodi di tempo. Come negli sport in cui è richiesta forza esplosiva in un gesto sport specifico, è normale pensare che col tempo la postura e l’economia del gesto del nostro atleta possa subire dei cambiamenti e/o modifiche se non viene mantenuto un “equilibrio” globale.
L’equilibrio tra catene opposte che attuano la fase attiva di un gesto e la conseguente fase passiva è fondamentale se parliamo di economia del gesto e prevenzione agli infortuni.
Prendiamo come esempio il tennista che effettua un colpo di dritto e pensiamo alla velocità di esecuzione del gesto: in pochi millesimi di secondo l’atleta si trova dal dover attivare la catena spirale anteriore successivamente a quella posteriore omolaterale utilizzata per il caricamento del colpo. Capite bene che un loro marcato inbalance comprometterà la sua efficacia in termini di performance e di prevenzione agli infortuni.
Proponiamo 2 esercizi atti a riequilibrare il gesto applicando su uno un allungamento dinamico concentrandoci sui gruppi muscolari focali del movimento attivo (gruppo spalla/pettorale e componente flessoria/adduttoria dell’anca) e su uno un rinforzo selettivo a livello distale degli arti opposti ponendo il focus sull’apertura estremizzata con resistenze di tipo elastico e/o inamovibili.
Potremo utilizzare il protocollo come warm up in modo tale da preparare meglio il nostro atleta con un feedback sensoriale e lavorare sull’ampiezza del rom totale effettuando anche un lavoro di mobilità precedente al gesto specifico.
Bibliografia:
- Thomas W.Mayers. Meridiani Miofasciali. Terza Ed. Tecniche nuove, Milano, 2016.
- Saverio Colonna. Le catene miofasciali in medicina manuale,il rachide Edizioni Martina, Bologna, 2006.
- J. S. Dines et all. Tennis injuries: epidemiology, pathophysiology, and treatment. J Am Acad Orthop Surg. 2015. Mar;23(3):181-9. doi: 10.5435/JAAOS-D-13-00148.Epub 2015 Feb 9.