Perché il calcio è uno sport asimmetrico?
Il calcio è per sua natura uno sport asimmetrico, nei modi che approfondiremo in seguito, l’attività proposta dal “mister” può quindi limitare tali asimmetrie con un’attività corretta o enfatizzarle con un’attività errata.
“Lo sport più diffuso a livello nazionale, probabilmente il primo a livello mondiale, è uno di quelli che influenza maggiormente il sistema tonico posturale e che di conseguenza porta alterazioni posturali caratteristiche e percentuali infortunistiche elevate nei distretti corporei più sollecitati durante il gioco.” (1)
Un allenatore competente, in particolare nell’attività giovanile, oltre a limitare l’azione eziopatogenetica propria della disciplina, può rilevare, attraverso l’osservazione della pratica motoria dei bambini, possibili alterazioni posturali di altra natura o idiopatica.
La figura dell’allenatore assume quindi un ruolo centrale nella prevenzione dei problemi posturali dell’atleta, in modo attivo attraverso proposte motorie adeguate all’età, come osservatore privilegiato durante la pratica sportiva che gli permette di evidenziare eventuali problematiche posturali.
Al contrario, scarse competenze possono indurre un’errata attività sportiva che porta come possibili conseguenze:
- Traumi indiretti;
- Patologie ad insorgenza tardiva.
Premesso quanto sopra cerchiamo di comprendere, attraverso l’analisi della cinematica del calciatore in relazione agli assi anatomici, in che modo il calcio sia uno sport asimmetrico.
Il calcio, pur coinvolgendo nei movimenti e nella corsa anche i distretti superiori del corpo, concentra la propria attività prevalentemente sugli arti inferiori.
Inoltre il lavoro svolto con forte incidenza con l’arto dominante comporta una differenziata lateralizzazione delle forze dinamiche.
Asimmetria nel calcio: sviluppo e risultati
Nel calcio quindi l’asimmetria si sviluppa sul:
- Piano traverso, per effetto del lavoro concentrato sugli arti inferiori;
- Piano sagittale, per il naturale, ma da correggere, processo di lateralizzazione.
Risultato:
- Nella valutazione sul piano traverso una parte inferiore ipertrofica mentre la parte superiore, tronco e braccia, ipotrofica.
- Nella valutazione sul piano sagittale invece, il corpo e quindi la postura, subirà le conseguenze della lateralizzazione.
L’arto di appoggio, meno abile, avrà maggiore sviluppo dei muscoli stabilizzatori e del quadricipite per effetto dell’azione di caricamento.
L’arto abile, che calcia, svilupperà maggiormente i muscoli dello slancio, bicipite femorale, retto e i muscoli per lo spostamento della palla, adduttori e abduttori.
In sostanza l’arto sinistro e quello destro svilupperanno in maniera diversa.
Le asimmetrie sono ancor più evidenti in età preadolescenziale e adolescenziale dove il lavoro si concentra nella parte inferiore del corpo trascurando quasi totalmente la parte superiore.
Come causa indiretta delle asimmetrie può incidere anche in modo importante un’attività precocemente specializzata a cui, troppo spesso, sono sottoposti i giovani atleti negli allenamenti.
Allorquando in giovanissima età vengono proposte esercitazioni tipiche della disciplina in modo ripetuto e solo marginalmente in maniera bilaterale, come conseguenza otterremo che un arto si svilupperà diversamente dall’altro non solo da un punto di vista muscolare ma anche coordinativo e le abilità saranno, di conseguenza, acquisite in modo asimmetrico.
Ulteriore elemento di asimmetria provocato dai movimenti tipici del calcio:
“Ne risulta una sollecitazione maggiore nel compartimento mediale delle ginocchia e una spinta maggiore di crescita verso l’esterno che raggiunge il suo picco durante l’età puberale con conseguente alterazione posturale e dismorfismo scheletrico.” (2)
Risultato di questo complesso di forze “anomale”, è certamente il cosiddetto ginocchio varo, ovvero la classica forma arcuata delle gambe.
Questo paraformismo, tipico nei calciatori, si concretizza con un allontanamento delle ginocchia rispetto ad un ideale asse verticale mediano, fino a creare una curvatura delle gambe a convessità esterna.
Da questo punto di vista è particolarmente sensibile l’età della spinta puberale quando, un’attività precoce, può creare maggiori danni.
Tutti gli effetti descritti sono confermati da dati statistici.
“L’incidenza del ginocchio varo nella popolazione normale è al 2,5%, questa sale notevolmente tra i calciatori, che dall’ 11% registrato all’età di 8 anni raggiunge il 97% tra i diciassettenni. Dagli studi effettuati risulta inoltre che l’incremento maggiore si osserva al passaggio dagli 11 ai 12 anni, quando l’incidenza di ginocchio varo cresce, in maniera rilevante, dal 50 all’88%. I risultati di questo studio indicano un significativo incremento del grado e dell’incidenza di ginocchio varo nel periodo di età compreso tra i 12 e i 15 anni, che corrisponde allo scatto di crescita che si verifica nei ragazzi durante la pubertà.” (3)
Non sembra all’autore pleonastico ricordare che il corpo deve essere letto con una visione olistica. L’alterazione di una parte incide direttamente sui distretti attigui dando avvio all’effetto domino, che creerà alterazioni posturali estese in tutto il corpo.
Nel breve si avranno modificazioni posturali con algie localizzate ed effetti osteo-articolari e muscolari, con possibili traumi indiretti.
Nel lungo termine sono accertate lesioni alle cartilagini di accrescimento dei corpi vertebrali e una possibile traumatologia diffusa ricorrente. Strappi, contratture fino ad arrivare a rotture dei crociati o menischi, si tradurranno, in età avanzata, in artrosi precoci.
Conclusioni
In conclusione, il calcio è intrinsecamente uno sport asimmetrico, le asimmetrie possono portare a traumi e nel lungo periodo usure precoci.
L’allenatore, in particolare nell’attività giovanile con il lavoro sul campo, può limitare o accentuare tali asimmetrie.
Egli deve quindi svolgere un’attività di prevenzione fin dagli esordi della pratica calcistica.
Carichi adeguati e proposte multilaterali sono la base per una corretta attività preadolescenziale.
La prevenzione deve partire dalla capacità di valutazione dell’atteggiamento posturale del bambino, disformismi e paraformismi devono essere riconosciuti precocemente prima che possano creare danni.
Il coach non deve essere un tuttologo, ma l’aggiornamento e l’approfondimento scientifico, in particolare in ambito di posturologia, gli permetteranno di svolgere attività adeguate.
Bibliografia:
- (1) Articolo: Il calcio fa male alla postura?, autore Dott. Marino Fabio.
- (2) Articolo: Il calcio fa male alla postura?, autore Dott. Marino Fabio.
- (3) L’incidenza del gioco del calcio nel ginocchio varo, autore Vincenzo Russetti.