Monica Boggioni
PERCORSO:
A soli 16 anni Monica ottiene già diversi record italiani assoluti e di categoria a livello nazionale. Monica è affetta da una sofferenza cerebrale che le provoca una diplegia spastica agli arti inferiori.
La sua carriera inizia già all’età di 2 anni quando, su consiglio dei medici, inizia a praticare il nuoto. A 15 anni incontra Giulia Bellingeri che la convince a partecipare al progetto “Nuota con noi”, voluto da Davide Bellingeri e mirato a creare una squadra di atleti con disabilità di Pavia e provincia; viene così tesserata per la squadra AICS Pavia Nuoto a.s.d., affiliata alla F.I.N.P. ed è attualmente allenata da Guy Soffientini.
Supportata dalla sua famiglia, con tenacia e passione, Monica intraprende il percorso agonistico e ottiene diversi record, diventando campionessa italiana a livello europeo e mondiale e vincendo molte medaglie, tra cui 3 ori e 3 argenti agli ultimi campionati del mondo del 2017. Nello stesso anno, si iscrive alla facoltà di Biotecnologie presso l’Università degli studi di Pavia per studiare il DNA che sta alla base della vita.
Giacomo Catalani:
“Quant è importante per te l’agonismo?”
Monica Boggioni:
“La sfida è la vita. Non potrei vivere senza agonismo. La sfida è principalmente contro sé stessi poi contro gli altri perché quando sei lì sul blocco devi dare tutta te stessa, devi vincere, devi superare quello che il giorno prima era un tuo limite, l’hai superato e quindi te ne puoi porre un altro ancora più in alto.
Io ho sempre nuotato, inizialmente per motivi medici perché sono nata con una diplegia spastica agli arti inferiori e quindi dall’età di 2 anni ho sempre fatto nuoto. Poi a 5 ho subito il primo intervento e dopo ho iniziato i corsi di nuoto fino a quando poi nel 2014 a Pavia, dove vivo io, è stata creata una squadra di nuoto paraolimpico agonistico con il progetto “Nuota con Noi” e da lì ho iniziato il mio percorso agonistico.
Sono entrata in nazionale l’anno scorso, ero S4, SB3, SM4. Ho fatto i mondiali in Messico dove ho vinto 3 medaglie d’oro e 3 d’argento, ho attualmente 3 record del mondo e 3 europei nella categoria S4. Ho vinto la medaglia d’oro nei 100 stile, 50 stile e 150 misti a Città del Messico e nei 150 misti ho stabilito il nuovo record del mondo e ho vinto invece l’argento nei 50 dorso, 50 rana e nella staffetta”
Giacomo Catalani:
“Oltre allo sport stai anche studiando?”
Monica Boggioni:
“Ho iniziato l’università, sono al primo anno di biotecnologie, ho finito l’anno scorso il liceo classico e il mio sogno è di specializzarmi in genetica e fare ricerca per trovare qualche cura per alcune patologie ancora poco conosciute. So che la mia patologia è abbastanza sconosciuta anche se non è di origine genetica perché io sono nata con una diplegia spastica agli arti inferiori e poi all’età di circa 17 anni ho iniziato ad avere problemi anche agli arti superiori, inizialmente solo all’arto destro ma poi a quello sinistro. In pratica non riuscivo più a scrivere e avevo problemi a scuola nello svolgere i compiti e quindi poi mi hanno diagnosticato una distonia agli arti superiori con delle complicanze miocloniche. Io ho gli psoas corti, quindi devo allungarli e poi avendo queste contrazioni alla scapola per questi aspetti mioclonici ho bisogno di fare sedute di tecar e massaggi per rilassare.”
Giacomo Catalani:
“Quanto ritieni importante questo percorso sportivo anche per il tuo futuro?”
Monica Boggioni:
“Io ti direi fondamentale. Nel senso che io ho proprio ha notato la differenza, perché quando tu sei chiamato a fare sport a livello agonistico ti cambia proprio la mente, nel senso che tu impari a porti un obiettivo, impari a lavorare per quello e soprattutto impari che anche se il tuo obiettivo è quello di vincere, non vinci sempre. Questo serve nella vita perché comunque impari a rialzarti da quelle che sono delle sconfitte, capisci che la sconfitta non è fatale.
Lo sport insegna a trattenere quella rabbia sportiva ovviamente per poter fare meglio la volta dopo. Lo dico sempre ai ragazzi, lo sport mi ha insegnato molto di più ad organizzarmi perché spesso si dice “se studi non puoi fare sport perché toglie tempo”. Io penso che questo sia vero ma solo in parte, nel senso che comunque nessun ragazzo dal liceo all’università studia ininterrottamente otto ore. Se fa sport è obbligato ad organizzarsi. Ovviamente deve aver voglia di farlo perché sennò è ovvio che è più difficile.”