Luana Negrini
Giacomo Catalani:
“Come è iniziato il tuo percorso?”
Luana Negrini:
“Diciamo che ho avuto un passato da atleta come nuotatrice, se vogliamo dare un inizio del mio percorso partiamo proprio da lì e quindi dal mio approccio al mondo dello sport. Sono nata in montagna, paradossalmente può sembrare che il primo sport possa essere lo sci, ma io mi sono innamorata del nuoto, del mondo acquatico, dell’acqua. Per me l’acqua è un valore essenziale nella vita.
Ho incontrato una persona, il mio primo allenatore Giovanni, che con la sua passione e con la sua esperienza ha fatto scaturire in me questa voglia di sperimentarmi in questo sport. Partivo da un paesino di montagna, quindi con tutte le difficoltà del caso. C’era una piccola piscina a 1000 metri di altitudine quindi era anche difficoltosa la parte di allenamento. Nonostante ciò decisi di dare tutte le mie energie a questa attività.
Ho cercato di sperimentarmi, di cercare di dare il massimo nell’ambito sportivo e questo sicuramente mi ha portato anche a scegliere come percorso di istruzione personale l’ambito delle Scienze Motorie.
Mi sono laureata ed è lì, in questa fase della mia vita, che ho iniziato a seguire il tennis. Andavo spesso seguire una mia amica a dei tornei di tennis che si svolgevano appunto ad Arzano, dove attualmente c’è la sede dell’Accademia Sport Olistico.
La cosa che mi ha incuriosito è che avevano una visione particolare, strana e nuova rispetto a quello che io praticavo e facevo come sportiva nel mondo del nuoto. Vedevo questi atleti che venivano allenati su tanti punti di vista, che non era solo la parte della preparazione atletica, che non era solo la parte dell’allenamento in campo con l’allenatore, ma andavano a curare anche una sorta di aspetto più esperienziale, spirituale e lavoravano molto sulla psicologia dell’atleta. Lavoravano su tutto ciò che andava anche al di fuori dell’attimo della preparazione atletica.
Davano importanza allo star bene, al benessere e al crescere dal punto di vista esperienziale dell’atleta. Da lì mi si è aperto un mondo che mi affascinava e che scaturiva in me la voglia di conoscerlo, di scoprirlo, di viverlo, di provarlo su di me.”
Giacomo Catalani:
“Nel tuo lavoro come coniughi i vari aspetti?”
Luana Negrini:
“Posso semplicemente risponderti che in primis cerco di far star bene l’atleta, quindi puntare al suo benessere, puntare a mettersi anche nei panni dell’atleta che è una cosa secondo me fondamentale quando ci si interfaccia con le persone con cui lavori. Molto spesso si tende a portare tutto ciò che è il proprio background. Errore gravissimo perché non riesco a vedere cosa ho di fronte. Quindi benissimo il pacchetto esperienziale che ho di me stesso, del mio valore di atleta, della mia esperienza, delle mie fatiche, di tutti i sacrifici che ho fatto, ma non è detto che tutto ciò che ho fatto io lo devo riportare agli atleti che ho di fronte. Questo è una delle grosse differenze che un tecnico deve riuscire a poter fare per poter far scoprire il talento della persona che ha di fronte.
Molto spesso si ha un’idea dell’atleta e non si va realmente a lavorare su quella che è il suo reale talento, non lo si scopre, si cerca di impostare i movimenti e si cerca di portarlo in una direzione senza far sì che sia lui stesso a far uscire il meglio di sé durante un allenamento, durante una prova o durante una competizione.”
Giacomo Catalani:
“I risultati che ottieni quali sono?”
Luana Negrini:
“I risultati veri sono per me vedere una persona felice, che viene, si allena e si mette in gioco. Vedere un atleta che ci mette il cuore in quello che fa per me è uno dei risultati più grandi perché la priorità non è vincere, la priorità è stare bene. Per me quello è il focus principale. Io ho fatto tanti sport dove un allenatore arrivava lì col suo bel foglio di carta e diceva oggi facciamo questo, questo e questo e poi andava da un altro atleta e diceva facciamo questo questo e questo che poi era uguale al mio programma. Nessuna soggettività.”
Giacomo Catalani:
“Che ruolo riveste la nutrizione nei vostri programmi?”
Luana Negrini:
“Credo sia importante scoprire se stessi anche da cosa mangiamo perché “noi siamo ciò che mangiamo”. La nutrizione è un aspetto che curiamo tantissimo. Il bar all’interno della nostra accademia segue i principi della macrobiotica quindi ha un’impostazione dove si elimina assolutamente la carne animale, dove si imposta e si avvicina al principio dell’alimentazione vegana.
Ci teniamo perché l’alimentazione è un espressione di se stessi. Io non posso dire che curiamo l’aspetto psicologico e poi esco dalla palestra e vado a mangiare una fiorentina, è incoerente e sarei un pochino distorta da ciò che voglio condividere.
Il percorso dell’alimentazione è un viaggio, è un mondo da esplorare. Uno non si alza la mattina e dice sono vegetariano o vegano. È un percorso che deriva dal risolvere processi ed esplorare situazioni ed emozioni che ti porta a prendere in considerazione o vedere le cose realmente per come sono. ”
Giacomo Catalani:
“Come affrontate le complessità dell’approccio alla nutrizione?”
Luana Negrini:
“Come primo passo la cosa più importante che facciamo è quello del portare a conoscenza di quello che è l’alimentazione macrobiotica e l’alimentazione vegana. Io posso parlare di tutto quello che è la mia esperienza e posso descrivere tutto ciò che mangiamo, tutto ciò che sono le mie abitudini alimentari ma secondo me ciò che fa la differenza è poter portare a conoscenza degli aspetti pratici.
Sperimentare quella che è una alimentazione vegana e macrobiotica è un primo passo, quindi ti porto a conoscenza di quella che è l’alimentazione, ti faccio scoprire i sapori. Per me è stato così.”