Gianluca Sirci
PERCORSO:
Gianluca Sirci è stato pugile professionista fin dal 2004 dopo aver perso il campionato italiano élite contro il fenomenale Roberto Cammarelle, ma la sua passione per questo sport nasce già all’età di 15 anni quando iniziava a praticare la boxe di nascosto dai suoi genitori.
Gianluca è arrivato a essere un pugile di alto livello in età avanzata perché prima ha scelto di dedicare molto del suo tempo e delle sue energie nel conseguimento della laurea in biologia a Perugia prima, e in biochimica clinica a Pescara in un secondo momento. Dopo aver aperto uno studio privato è riuscito a ottenere grandi risultati nel pugilato.
Gianluca Sirci è da sempre appassionato di scacchi, passione che condivide con un suo grandissimo amico, Andrea Trombettoni, e per questo nel 2008 ha iniziato la sua carriera anche nello sport emergente degli scacchi pugilato, diventando anche campione europeo.
Giacomo Catalani:
“La boxe è spesso associata alla violenza, che ne pensi?”
Gianluca Sirci:
“Niente di più sbagliato. In un ring salgono due atleti dello stesso peso, con lo stesso grado tecnico di preparazione, con delle regole chiare e quasi sempre con un altissimo livello di rispetto nei confronti l’uno dell’altro. Colpirsi fa ovviamente parte dello sport, ma quello che deve far capire la lontananza del pugilato dalla vera violenza è lo spirito che accompagna i pugili, che dopo essersi affrontati con tutta la grinta e la passione agonistica, al termine dell’incontro si salutano e si abbracciano come e più che in molti altri sport.”
Giacomo Catalani:
“Come è nata la tua avventura con gli scacchi pugilato?”
Gianluca Sirci:
“Inizialmente devo dire che ero un po’ scettico anche io, faticavo a capire come due discipline così diverse potessero stare insieme. Con il tempo ho capito che anche una scacchiera in fondo è un ring e anche una partita di scacchi in fondo può essere una sfida “violenta”.
All’inizio mi sono presentato sapendo di essere un buon pugile, ma con tanto margine di miglioramento sugli scacchi e infatti le prime volte sono praticamente stato respinto e mi hanno dato un sacco di libri da studiare in molte lingue per potermi permettere di alzare il mio livello di scacchi e poter competere con i migliori anche in questo sport.
Ho iniziato a pensare agli scacchi pugilato quando ho subito un gravissimo infortunio alla caviglia che mi ha costretto a oltre sei mesi di inattività e due operazioni. Era il 2008 e lì iniziai a pensare a cosa avrei potuto fare se le mie condizioni fisiche non fossero tornate al top. Ebbi quindi alcuni contatti con il fondatore Iepe Rubingh e circa un anno dopo l’incidente ho fatto il mio esordio nel chess boxing in un incontro a Berlino. Non pensavo di poter fare subito bene, invece vinsi l’incontro con un avversario inglese molto più quotato e da lì mi fu affibbiato il nome Gianluca “il dottore” Sirci.”
Giacomo Catalani:
“Come si sviluppa un incontro di scacchi pugilato?”
Gianluca Sirci:
“I due sfidanti prendono posto su un ring esagonale e iniziano un round a scacchi della durata di 3 minuti, poi si alzano, infilano guantoni e paradenti e si da il via al match di boxe: la durata totale sarà di 43 minuti, comprese le pause, per un massimo di 11 round, 6 di scacchi e 5 di boxe.
La vittoria si ottiene o per scacco matto o per KO durante l’incontro di boxe, oppure per esaurimento dei 12 minuti che l’avversario ha a disposizione durante la partita di scacchi. Nel caso in cui al termine degli 11 round non si sia verificata nessuna di queste situazioni, a vincere è colui che ha raccolto più punti dei giudici durante gli incontri di pugilato.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono le difficoltà principali di questo sport?”
Gianluca Sirci:
“Molto difficile è mantenere la concentrazione necessaria per una partita di scacchi quando si è in debito di ossigeno e soprattutto dopo che si è preso colpi, specialmente alla testa. A differenza di altri sport multidisciplinari come potrebbe essere il biathlon, in cui si deve rimanere concentrati in debito di ossigeno e con molta stanchezza fisica, negli scacchi pugilato si aggiunge la difficoltà di dover assorbire anche il problema dovuto ai colpi e viceversa si deve evitare il rischio di pensare alle mosse da fare sulla scacchiera quando si sta combattendo con i guantoni. Questa è una difficoltà davvero notevole.”
Giacomo Catalani:
“Quali sono le differenze tra la preparazione della boxe e degli scacchi pugilato?”
Gianluca Sirci:
“Non essendo semplice poter coniugare gli scacchi e il pugilato in fase di allenamento la preparazione si svolge spesso in maniera separata. Ho però sperimentato e ho avuto conferma anche dal fondatore Iepe Rubingh che poter allenare sempre la boxe con lo sforzo mentale degli scacchi fa la differenza.
Nel tempo l’allenamento alla concentrazione estrema che richiede una partita di scacchi ha inciso moltissimo anche nel mio approccio al pugilato. Oggi, nonostante l’età avanzata, riesco ad avere un focus molto più importante sulle mie strategie boxistiche che mi permettono di competere anche con atleti più giovani e più forti.”