Silvia Lagorio

PERCORSO:
Silvia Lagorio ha da sempre avuto una passione enorme per l’attività fisica e fin da piccola sognava di diventare un’insegnante nel mondo dello sport e per questo ha fatto tutto il percorso all’ISEF, al termine del quale ha fatto per 3 anni l’insegnante di educazione fisica in una scuola media privata e la professoressa in una scuola magistrale.
In seguito Silvia Lagorio ha lavorato per molti anni all’interno delle palestre soprattutto tenendo lezioni di aerobica, specializzandosi attraverso numerosi corsi di formazione, nello sviluppo e nella gestione di corsi di gruppo. Appassionatissima del suo lavoro, Silvia è diventata socia della struttura per cui stava lavorando e che poi ha gestito per circa 10 anni.

Giacomo Catalani:
“Quali sono state le difficoltà nello sviluppo del tuo lavoro in palestra?”

Silvia Lagorio:
“Prima di lavorare in palestra io ho sempre vissuto l’attività sportiva in maniera agonistica, ero quindi molto preparata e per me l’allenamento era e doveva essere sempre molto intenso. In palestra non lavori con atleti e quindi la differenza è che se nello sport devi portare le persone da un livello 5 a un livello 10, spesso nell’altro ambito le devi portare da 0 a 5.

Per questo all’inizio ho dovuto riprendere in mano molti degli studi che avevo fatto per adeguare le mie competenze alla realtà in cui lavoravo, dove la media delle persone è oltre i 30 anni e non di rado avevi a che fare con ultra 70enni, quindi anche la loro fisiologia era diversa ed era necessario conoscerla bene perché ogni individuo in ogni fascia di età diversa ha le sue peculiari esigenze.

Inoltre per lavorare in palestra è importante conoscere le varie discipline e ognuna devi comprenderla per poterla adeguare al tuo profilo e al tuo approccio quindi per molto tempo ho seguito in maniera assidua tantissimi corsi di aggiornamento.”

Giacomo Catalani:
“Cosa ritieni sia fondamentale nella gestione di una palestra?”

Silvia Lagorio:
“Un aspetto che ho sempre considerato di primaria importanza è tutto quello che riguarda l’accoglienza e la fidelizzazione. Quando entra un nuovo cliente è importante fare di tutto per fargli vivere un’esperienza positiva e “costringerlo” a tornare. Credo di poter dire che nei 10 anni in cui ho gestito la mia palestra sono pochissimi i clienti che ho perso.

Trasferire la tua passione a chi frequenta la tua struttura è importante quanto dimostrare la tua competenza e questo si può fare solamente facendo grande attenzione nell’adeguare le attività che si propone a chi si ha di fronte. Gli atleti sono abituati, per esempio, ad avere dolori e affaticamenti importanti dovuti al lavoro, mentre le persone non devono tornare a casa con i dolori o con problematiche relative all’attività svolta in palestra. Per fare questo capacità e attenzione nel modulare i programmi in base agli individui è necessario per fare un buon lavoro e non perdere clienti.

È compito di noi professionisti trasmettere il piacere di fare attività fisica e di non farla diventare solo fatica, altrimenti ogni piccola scusa sarà sufficiente per le persone per smettere di farla. Far capire e far provare concretamente il benessere che porta con sé frequentare una palestra deve essere uno degli obiettivi principali.”

Giacomo Catalani:
“Come devono proporsi oggi i personal trainer?”

Silvia Lagorio:
“Il personal trainer per prima cosa deve avere la capacità di promuovere l’attività fisica in quanto tale, saper spiegare e trasmettere i vantaggi di andare in palestra. Deve saper far immaginare ai clienti anche come sarebbe la loro vita senza esercizio nel tempo e spiegare con competenza l’importanza dell’attività fisica anche in prospettiva. Solo dopo tutto questo il personal trainer può promuovere se stesso e le sue capacità.

Capire le esigenze di chi si ha di fronte è un passaggio determinante per poter proporre programmi personalizzati su misura in grado di portare a quei risultati a cui abbiamo fatto pensare le persone. In ogni caso il personal trainer deve sempre pensare che il suo obiettivo finale è quello di non legare troppo la sua figura a quella delle persone, deve cercare di ottenere il cambiamento verso un’attività fisica regolare che renda le persone autonome e motivate. Tenere sempre a mente questo obiettivo secondo me fa la differenza tra un personal trainer e un personal trainer bravo.”

Giacomo Catalani:
“Quali sono le aeree che secondo te oggi vanno meglio?”

Silvia Lagorio:
“Sicuramente tutto quello che riguarda l’allenamento funzionale oggi sta riscuotendo un grande successo e personalmente ne sono molto contenta perché grazie a questo si sta tornando a concentrarsi su un tipo di movimento più naturale. L’esercizio funzionale è un tipo di attività globale, che coinvolge tutto il corpo e per questo il personal trainer deve sempre seguire da vicino chi fa questo tipo di percorsi.

Al contrario di tutto quello che è isotonico in cui le persone possono autogestirsi autonomamente, le attività funzionali necessitano di una presenza più importante e continuativa del personal trainer.

Un’altra area di grande interesse secondo me è quella riguarda le attività posturali che poi possono essere un ottimo modo per prepararsi agli esercizi globali e funzionali. Questo perché se non c’è un certo tipo di mobilità e di postura è difficile che poi la persona riesca ad allenarsi in maniera funzionale e corretta.

Lo stesso discorso potremmo farlo per tutta l’area body & mind con lo yoga in prima linea che è senza dubbio un tipo di attività che piace molto e che è essa stessa propedeutica ai lavori più avanzati.”

Giacomo Catalani:
“Hai avuto dei mentori nel tuo percorso?”

Silvia Lagorio:
“In testa c’è la mia prima insegnante di ginnastica. Oltre a insegnarmi lo sport veniva spesso a casa ad aiutarmi in matematica, dove facevo fatica. Lo faceva gratuitamente e con grande entusiasmo. Questo mi ha lasciato un segno perché credo che è da lì che ho sempre pensato che avrei voluto trattare le persone come faceva lei con me.

Ho avuto poi un docente a ISEF che mi faceva teoria dell’allenamento che mi ha aperto davvero un mondo sulla preparazione atletica e che mi ha condizionato nella crescita perché si occupava anche di coordinamento e si dava molto agli altri, un aspetto che da sempre mi ha colpito e che ho cercato di portare anche io nel mio rapporto con le persone.”

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