Negli ultimi anni l’incidenza del cancro è aumentata in tutto il mondo. Le statistiche sul sito del World Cancer Day stimano che nel 2020 siano decedute per cancro 10 milioni di persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato che il cancro è una delle principali cause di morte al mondo. In Italia rappresenta la seconda causa di morte, e si prevede un aumento dei casi e dei decessi tra il 2018 e il 2040, rispettivamente del 22% e del 35%.
Fino a qualche tempo fa, i medici consigliavano ai malati di cancro di riposare ed evitare l’attività fisica. La riabilitazione dei pazienti oncologici infatti, si è concentrata sulla riduzione degli effetti collaterali della terapia chirurgica, come il dolore e la riduzione delle restrizioni generali.
In realtà bisogna tener presente che l’inattività prolungata nel tempo può indebolire il sistema scheletrico, causare perdita muscolare e portare a un aumento di massa grassa, con aumento del rischio di un esito negativo della composizione corporea, alle malattie legate all’obesità, alla fragilità ossea, alle fratture e alla recidiva del cancro.
Cosa dice la ricerca scientifica
Negli ultimi decenni molte ricerche hanno riportato i risultati delle cure di supporto e l’impatto positivo dell’attività fisica. Ci sono prove che dimostrano come gli effetti avversi del trattamento medico potrebbero essere prevenuti, ridotti o trattati attraverso l’AF.
Questa è emersa come un’importante terapia complementare e di supporto per i malati di cancro.
Gli studi suggeriscono un esito positivo in termini di riduzione dei rischi di recidiva e mortalità e miglioramento di diversi effetti collaterali correlati al trattamento, come: nausea, vomito, neuropatia periferica, affaticamento, artralgia o mialgia.
Da un punto di vista fisico e psicologico, l’attività fisica è associata ad un miglioramento cardiorespiratorio, dei livelli di forza muscolare, e un miglioramento della composizione corporea, qualità della vita, ansia e livelli di depressione.
Le raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica della prevenzione del cancro attraverso la terapia nutrizionale e l’attività fisica dovrebbero essere integrate nei piani di trattamento per i pazienti oncologici e nei servizi di assistenza sanitaria per la popolazione generale.
Una consulenza individuale da parte di specialisti dell’esercizio fisico e della nutrizione può essere utile per ricevere raccomandazioni concrete ed adeguate sull’entità tumorale, tenendo presente anche gli effetti collaterali specifici.
Caso studio di Schmidt
Nello studio condotto da T. Schmidt Et al. , sono stati presi in esame 230 pazienti con cancro al seno. Questi sono stati sottoposti a chemioterapia, ed hanno ricevuto un allenamento domiciliare a bassa intensità e un allenamento di resistenza e forza (con intensità da moderato a faticoso) supervisionato.
Dopo sei mesi di follow-up, il gruppo di attività ha mostrato un ridotto declino delle prestazioni cardiopolmonari e delle funzioni fisiche, una riduzione del dolore, della nausea e del vomito rispetto al gruppo di controllo.
I risultati hanno evidenziato i miglioramenti in termini di forza, resistenza e qualità della vita (Qol), conseguente all’allenamento fisico rispetto al gruppo di controllo.
Ulteriori studi hanno ottenuto risultati positivi sull’utilizzo dell’attività fisica parallela alla terapia adiuvante, ad esempio, con pazienti con cancro alla prostata o cancro al seno durante la radioterapia. Inoltre ci sono anche studi sull’uso dell’attività fisica come parte del trattamento ospedaliero con:
- Pazienti affetti da carcinoma polmonare.
- Pazienti che hanno effettuato un trapianto di cellule staminali ematologiche.
- Pazienti affetti da linfoma.
L’effetto collaterale più comune è di gran lunga la polineuropatia periferica indotta dalla chemioterapia (Chemotherapy-induced peripheral neuropathic pain “CIPNP”). Gli agenti chemioterapici contenenti farmaci a base di platino (ad es. cisplatino), taxani (ad es. paclitaxel) o alcaloidi vinca (ad es. vinblastina e vincristina) sono ad alto rischio di CIPNP.
Studi sulla CIPNP
I deficit derivanti dal CIPNP causano una disabilità significativa, non solo riducendo l’autonomia e la qualità della vita dei pazienti, ma anche compromettendo gli esiti della terapia anti-tumorale, al punto da influenzare l’esito clinico e compromettere la sopravvivenza. Ad oggi, la CIPNP non può essere prevenuta in quanto mancano opzioni terapeutiche approvate ed efficaci. Recentemente sono stati raggiunti risultati promettenti per quanto riguarda l’esercizio fisico sulla CIPNP.
È stato rilevato che i pazienti traggono profitto dall’allenamento sensomotorio (SMT), sperimentando un significativo sollievo dai sintomi indotti dal CIPNP.
In uno studio pilota è stato effettuato un intervento di stimolazione neuromuscolare valutando l’allenamento su pedana vibrante. I risultati suggeriscono che la vibrazione del corpo intero (WBV) non solo è fattibile e sicura per i malati di cancro con polineuropatia, ma può attenuare i deficit motori e sensoriali.
Questi risultati potrebbero contribuire a perfezionare le cure di supporto oncologico, migliorando in tal modo la qualità della vita dei pazienti e consentendo una valida terapia medica. Nonostante la letteratura scientifica sostiene l’importanza dell’attività fisica nel contesto oncologico, in Italia un gran numero di pazienti non pratica nessuna attività sportiva.
Studio di Avancini
Il seguente studio di A. Avancini et al. mira a ricercare i fattori che influenzano uno stile di vita attivo nei pazienti oncologici durante i trattamenti antitumorali. Il gruppo di interesse, formato da 18 pazienti con diversi tipi di cancro, è stato condotto presso l’Unità Operativa di Oncologia del Trust Ospedaliero Universitario di Verona.
Le interviste ai pazienti sono state audio-registrate, trascritte alla lettera e analizzate. Le trascrizioni sono state classificate nei seguenti temi: benefici, barriere e segnali di azione.
I pazienti hanno riportato una serie di benefici fisici, fisiologici e psicologici derivanti da uno stile di vita attivo.
I principali ostacoli alla partecipazione all’attività fisica erano rappresentati dagli effetti collaterali correlati al trattamento, dalla malattia avanzata e da alcune procedure mediche, ad esempio l’ileostomia (procedura chirurgica delicata e complessa, che consiste nella deviazione dell’ileo verso un’apertura eseguita appositamente sull’addome).
Di conseguenza i ricercatori hanno identificato diverse strategie per indurre i pazienti a svolgere attività fisica. Tra questi, fattori che possono motivare i pazienti nella pratica motoria sono stati rinvenuti nella consulenza medica, nel sostegno di familiari e amici, nel divertimento, nel porsi degli obiettivi o la semplice compagnia degli animali.
Gli studi prospettici utilizzati per implementare un comportamento attivo nei pazienti oncologici si sono basati su un programma individualizzato basato sulle caratteristiche dei pazienti, la disponibilità di uno specialista dell’attività fisica da consultare, informazioni più dettagliate sull’AF in ambito oncologico e di strutture accessibili (presenti all’interno dei centri ospedalieri).
Nel complesso, i pazienti percepiscono in modo positivo lo svolgimento di attività fisica. Proprio attraverso le informazioni fin ora raccolte dagli studi sui pazienti è possibile redigere uno specifico programma di attività fisica nel tempo, aumentando di conseguenza i benefici attesi.
Criteri FITT
L’American College of Sports Medicine (ACSM) è uno dei massimi enti a livello internazionali, che tramite un approccio scientifico, studia gli effetti che l’esercizio fisico comporta nelle persone. Tramite la divulgazione fornisce raccomandazioni, basate sull’evidenza scientifica, destinate a professionisti della salute e del movimento.
Questo gruppo di esperti ha per primi pubblicato le linee guida sull’esercizio fisico e sul cancro e le relative raccomandazioni di esercizio per i pazienti oncologici. Meta-analisi, revisioni sistematiche e studi randomizzati controllati su questa tematica
sono stati valutati approfonditamente da detto ente. Su questa base, l’evidenza degli studi è stata valutata per i sintomi correlati alla malattia e alla terapia.
Oltre a ciò, sono state formulate raccomandazioni mirate all’esercizio, i cosiddetti criteri FITT (frequenza, intensità, tempo e tipologia), per l’allenamento aerobico e/o di resistenza.
Il gruppo di studio ha concluso che ci sono effetti benefici della terapia fisica su ansia, depressione, affaticamento, qualità della vita correlata alla salute e funzionamento fisico, polineuropatia periferica indotta da chemioterapia, funzione cognitiva, cadute, nausea, dolore, funzione sessuale e tollerabilità del trattamento.
In aggiunta, detto gruppo ha elaborato una raccomandazione generale di esercizio per i malati di cancro, che include un allenamento aerobico di intensità moderata almeno 3 volte a settimana, per almeno 30 minuti, per almeno 8-12 settimane. L’aggiunta dell’allenamento di resistenza all’allenamento aerobico, almeno 2 volte a settimana, utilizzando almeno 2 serie da 8 a 15 ripetizioni di almeno il 60% del massimo di 1 ripetizione, sembra comportare benefici simili. Con questa evidenza, valutazione e formulazione dei criteri FITT, le raccomandazioni dell’ACSM 2019 per i sopravvissuti al cancro sono state significativamente specificate rispetto ai risultati del 2010.
La prescrizione dell’attività fisica dovrebbe essere individualizzata in base al precedente trattamento del paziente, alla sua idoneità aerobica, alla risposta al trattamento, alle condizioni mediche concomitanti e agli effetti avversi, immediati o persistenti del trattamento. Schmitz et al. forniscono anche una panoramica degli obiettivi per l’esercizio fisico nei sopravvissuti al cancro, nonché controindicazioni generali e specifiche all’inizio di ogni programma di allenamento, ragioni per interrompere l’esercizio e linee guida sul rischio di eventuali infortuni.
Tendenzialmente, nei pazienti con cancro avanzato, l’esercizio fisico ha il potenziale per prevenire la perdita di funzione, controllare i sintomi e aiutare a mantenere l’indipendenza. Revisioni recenti hanno dimostrato che gli interventi di esercizio fisico sono sicuri e fattibili nei pazienti oncologici avanzati e in quelli con malattia ossea metastatica.
Ulteriori revisioni e meta-analisi hanno anche dimostrato che gli interventi di EF ottengono potenziali benefici sulla qualità della vita, affaticamento, sintomi correlati al cancro e risultati dello stato funzionale. Nel futuro prossimo saranno necessari studi prospettici con campioni di dimensioni maggiori per esaminare adeguatamente l’efficacia dei programmi di esercizio nei pazienti con cancro avanzato.
Bibliografia
- Nutrients | Free Full-Text | Supportive Care in Oncology—From Physical Activity to Nutrition (mdpi.com).
- Factors Influencing Physical Activity in Cancer Patients During Oncological Treatments: A Qualitative Study – Alice Avancini, Daniela Tregnago, Laura Rigatti, Giulia Sartori, Lin Yang, Ilaria Trestini, Clelia Bonaiuto, Michele Milella, Sara Pilotto, Massimo Lanza, 2020 (sagepub.com).
- L’attività fisica nella gestione della fatica correlata al cancro indotta dai trattamenti oncologici – ScienceDirect.
- Whole-Body Vibration Training in Chemotherapy-Induced Peripheral Neuropathy – Clinical Trials Register – ICH GCP.
- ACSM (American college of sport medicine) linee guida per la valutazione funzionale e la prescrizione dell’esercizio fisico.