Per noi nessuna sorpresa! Oggi la Gazzetta dello Sport pubblica a pagina intera l’intervista ad Armando Caligaris come Personal Coach di Mario Balotelli.
Un successo meritato, di un Uomo e Professionista che ha sempre mantenuto una prospettiva lucida sul modo di supportare un atleta, un giocatore, una persona, in un percorso di crescita o rinascita. Parleremo ancora di Armando e con Armando perché crediamo nella sua rivoluzione, alla quale partecipiamo con la volontà di diffondere le scoperte e l’esperienza che da molto tempo sono comprovate dai risultati.
Il nostro suggerimento è di ascoltare e riascoltare i Talk Show con Armando e studiare il libro di Armando Caligaris: Metodo Griglia, per il quale c’è solo da ringraziare.
Il Metodo Griglia ha come obiettivo l’induzione dell’apprendimento attivo, offrendo stimoli che accendano la curiosità e di conseguenza motivino il bambino ad amplificare le sue conoscenze. Tale metodo si basa su un’interazione tra psiche e soma in quella che è l’applicazione educativa del movimento. L’insegnante non fornisce soluzioni alle domande ma aiuta il bambino nel percorso che lo porta a trovare le soluzioni e le risposte o a formulare semplicemente ipotesi. Si parte sempre da un’esperienza concreta e successivamente alla sua rielaborazione attraverso il linguaggio e la rappresentazione grafica. La figura dell’insegnante diviene dunque quella di un mediatore, il cui ruolo non è più quello di trasmettere semplicemente delle nozioni, ma di stimolare l’allievo ad essere il “soggetto dell’apprendimento”.
Da tutto lo staff di Scienze Motorie, congratulazioni ad Armando, sei un grande. Avanti così!
Intervista ad Armando Caligaris,
Personal Coach di Mario Balotelli
Mario Balotelli non è più il Mario Balotelli di qualche anno fa: è questo quello che hanno detto e pensato in molti nel rivederlo in Nazionale pochi giorni fa. Oggi è evidente che gioca con più applicazione e mentalità. È cresciuto e maturato, è innegabile. In questo salto di qualità ha avuto un ruolo Armando Caligaris, il 49enne professore di Scienze Motorie che dall’inizio del 2017 è entrato a far parte dell’entourage di Mario come personal coach. Negli ultimi mesi Caligaris è andato a Villefranche praticamente ogni settimana, a casa di Balotelli, per integrare il lavoro dello staff del Nizza, con due-tre ore di preparazione personalizzata.
“Gran parte del merito va riconosciuto a Mario – spiega il professor Caligaris -. Ha creduto in un percorso nel quale si è impegnato con anima e corpo. I primi risultati sono sotto gli occhi di tutti“.
Come è nato il rapporto tra Armando Caligaris e Mario Balotelli.
“Mario era fermo per la pubalgia, il Nizza aveva concesso tre giorni di riposo e lui voleva ritornare a Brescia. Rimase in Francia, ma con disappunto, e ci trovammo intorno ad un tavolo. Incrociai il suo sguardo e trovai inutile dire quello che mi ero preparato. Non era attento alle mie parole, però mi soppesava. In quei secondi ho avuto conferma di ciò che pensavo: Mario è un leone della savana. Gli chiesi se fosse ancora in grado di sognare, di porsi obiettivi a corto e lungo termine. Rispose che sul breve voleva guarire dalla pubalgia. Poi abbiamo sognato insieme ad occhi aperti sui traguardi a lungo termine e un sogno si è già avverato, il ritorno in Nazionale“.
Gli obiettivi di Mario Balotelli.
“Gli domandai: “Vuoi ritornare tra i primi dieci giocatori al mondo?”. Risposta perfetta: “No, voglio diventare il primo”. Da lì nasce la sua frase sul Pallone d’oro dell’altro giorno. Il vero obiettivo sulla distanza è il Mondiale del 2022 in Qatar, ma un passo alla volta, senza presunzione né fretta”.
Le difficoltà iniziali.
“Sulla tecnica individuale no, non puoi insegnare calcio a Balotelli. E non interferisco con il lavoro atletico del club d’appartenenza del giocatore, in questi mesi il Nizza. Mario è un talento, ma gli ho spiegato come il campione sia un “concentrato” di più talenti, non soltanto tecnici, atletici o tattici. Il talento è colui che è continuo nei 90 minuti e nell’intera stagione. E per essere continui bisogna gestire al meglio gli stati dell’attenzione e delle emozioni. A volte chiedo a Mario come gli sia saltato in mente di fare una giocata geniale, con un coefficiente di difficoltà assurdo, e in risposta ricevo uno sguardo tipo: “E che ne so io ?”. Allora capisco che è meglio chiudere i libri di neuroscienze e psicologia. Mario giocatore è nato per esprimere l’arte del calcio. Mario persona è un leone della savana e non avrei lavorato con lui se si fosse omologato a chi lo vuole leone da zoo o da circo. Qualcuno ha scritto: “Presta le tue scarpe a chi giudica il tuo cammino”. Se qualche moralista ha dei dubbi, penso che Mario non abbia problema a passargli le sue calzature“.
I dettagli del lavoro su Mario Balotelli.
“Ci siamo concentrati su riabilitazione dalla pubalgia, analisi posturale e prevenzione. Poi abbiamo svolto un esercizio teso a migliorare l’esplosività di Mario, già ottima di per sé. L’esercizio di base prevede che l’atleta debba stare in equilibrio su una catena con degli anelli e tesa a dieci centimetri dal suolo. Serve per esprimere forza esplosiva negli arti inferiori. Un altro aspetto importante è stata l’analisi delle partite al video, con le immagini delle situazioni da mettere a fuoco. Abbiamo cercato di migliorare le statistiche su uno contro uno, accelerazioni con palla al piede, colpi di testa, finalizzazioni a rete“.
È vero che provochi Mario con frasi tipo «Messi è più basso di te, eppure è più bravo di te nel gioco aereo»?
“Sì. Abbiamo studiato grandi specialisti del passato come Batistuta e Bierhoff, o di oggi, come Cristiano Ronaldo. E sono arrivati i miglioramenti“.
Sul piano mentale quali sono i cardini del lavoro con Mario Balotelli ?
“Mario Balotelli ha una eccezionale capacità di concentrazione e di selezione delle informazioni, ecco perché è difficile che sbagli un rigore o una scelta. Può migliorare l’attenzione nei 90 minuti. In ogni momento, anche nel dribbling. Non sempre è chiara l’importanza dell’attenzione per gesti che appaiono istintivi ma mediamente il range temporale dell’attenzione focalizzata, perché così si chiama la concentrazione in psicologia, è di alcuni secondi. Con esercizi specifici si può aumentare e questo può fare la differenza ad esempio in un dribbling, dove è importante restare focalizzati un attimo in più dell’avversario. Ho capito che Balotelli ce l’avrebbe fatta a riemergere quando mi ha telefonato dopo una partita col Psg, in cui aveva segnato e in cui si era tenuto fuori da certe risse. In quella telefonata non mi ha parlato del suo gol, ma del fatto che non fosse stato ammonito, chiaro segno di maturità raggiunta. Prima in Balotelli il rapporto tra cartellini e gol era di uno a uno, oggi i gol superano di gran lunga i gialli“.
Come lavora la mente?
“Col rilassamento al suolo e con la visualizzazione. Quando sei rilassato a terra, sei più aperto, meglio disposto a ricevere messaggi. È in quei momenti che cerco di entrare in sintonia con l’atleta. Qui si può “sentire” l’uomo e condurlo in uno stato di benessere. Si può lavorare sugli stati d’ansia, sulla cura di una contrattura, e pazienza se qualche scettico storcerà il naso, e viaggiare nel mondo “dello stato emotivo”, prestando ascolto ai cambiamenti che provengono dal nostro corpo, in primis il respiro“.
L’alimentazione?
“Chiedo lumi a nutrizionisti. A Mario Balotelli consigliamo zenzero, aloe e curcuma, potenti antinfiammatori“.
Il contesto? La famiglia?
“Mario è legatissimo ai suoi familiari. E in casa di Mario Balotelli è importante la presenza del suo amico Desmond N’ze (ghanese, ex della Primavera del Verona e dell’Inter, ndr)”.
In conclusione:
“Mario Balotelli è una persona generosa e intelligente, sensibile e sincera. Non è un personaggio costruito, tutto ciò che fa e dice è sentito. Per ora gli ho trasmesso il 5 per cento di quel che vorrei. Il meglio deve ancora venire“.