Prevenire gli Infortuni
Quando sopraggiunge un infortunio si perde del tempo per ripristinare il normale stato di salute e si perde gran parte del lavoro volto alla prestazione fatto in precedenza. Prevenire gli Infortuni è quindi l’azione più produttiva per atleti di qualsiasi sport e livello.
Per questo bisogna prevenire gli infortuni possibili e per fare questo bisogna prima avere ben presente cos’è l’infortunio, dal VOCABOLARIO TRECCANI:
INFORTUNIO: dal latino infortunium “sfortuna”. Evento accidentale con effetto lesivo…
Partendo dall’analizzare la seconda parte della spiegazione (“evento accidentale con effetto lesivo“), per esserci un infortunio deve esserci lesione; quindi dobbiamo essere in grado di capire quando il problema è serio e necessita di una riabilitazione e quando si ha solo un temporaneo cambiamento della fisiologia e non c’è invece necessità di dover ripristinare la normale funzionalità dell’apparato locomotore (ad esempio i dolori DOMS non sono un infortunio ma semplicemente un passaggio obbligato tra il lavoro muscolare ed il recupero).
INFORTUNIO
Ora però veniamo ad analizzare la prima parte della definizione da vocabolario: INFORTUNIO dal latino infortunium = SFORTUNA.
Qui noi laureati (o laureandi) in scienze motorie non possiamo essere d’accordo; l’infortunio infatti, è sempre una conseguenza di un evento precedente. Riusciamo benissimo a capire quando l’evento precedente è immediato e quindi traumatico: ad esempio un’entrata scomposta di un avversario in un gioco di contatto che mi porta ad una soluzione di continuità ossea e quindi ad una frattura.
Nell’immagine che segue vediamo ad esempio l’entrata di un calciatore della Roma (Radja Nainggolan) su Federico Mattiello, un giovane giocatore del Chievo Verona, con conseguente rottura scomposta immediata di tibia e perone. Vorrei precisare che anche questa non è questione di sfortuna ma di forze biomeccaniche e perni. Per riprendere questa foto e capire quello che intendo: se Mattiello non avesse avuto il piede destro in appoggio, la forza impressa dalla gamba dell’avversario dall’esterno verso all’interno avrebbe creato una rotazione di tutto il corpo potendo quindi contare su uno svincolo inferiore. Avendo invece 2 punti fissi (il terreno inferiormente ed il peso del corpo in sbilanciamento dal lato opposto superiormente) si è creato quello che si chiama punto di rottura, dove l’osso dopo aver ammortizzato il più possibile a livello elastico, si spezza.
Più difficile da trovare la causa dell’infortunio se questo non è traumatico ma dato da squilibri, qui è facile dare la colpa alla sfortuna (poverino, si è rotto il legamento crociato anteriore da solo).
Bene: NOI POSSIAMO AGIRE SU QUELLA SFORTUNA.
Un primo esempio:
Facciamo prima di tutto un esempio pratico per capire il concetto. Potremmo semplicemente parlare del meccanismo muscolare agonisti / antagonisti. Ad esempio delle classiche lesioni muscolari agli IPT (insieme di muscoli Ischio Peroneo Tibiali composti dal bicipite femorale, capo lungo e capo breve; dal semitendinoso e dal semimembranoso) nel calcio, perché il muscolo quadricipite è molto forte ed accorciato, quindi permette una estensione della gamba sulla coscia con una forza esplosiva importante, creando uno stress eccentrico agli IPT con rischio di lesione (gli infortuni muscolari avvengono prevalentemente nelle frenate, quindi in fasi ECCENTRICHE muscolari).
In questo caso basterebbe semplicemente tenere un buon allungamento muscolare del muscolo quadricipite ed un buon tono e trofismo dei muscoli flessori della gamba sulla coscia per riequilibrare il rapporto agonista / antagonista (per fare questi lavori chinesiologici bisogna logicamente fare delle valutazioni iniziali per poter agire con cognizione di causa e non con superficialità).
Un altro esempio:
Facciamo un esempio un po’ più complicato (perché se vogliamo fare i “professionisti” delle scienze motorie dobbiamo essere in grado di gestire ogni situazione): se un atleta avesse, ad esempio, un problema alla caviglia destra (magari dopo una distorsione in inversione subita in una gara e non curata perché il dolore è passato dopo 2 giorni di ghiaccio), nei giorni successivi al problema il suo corpo (nella fattispecie tutto il suo sistema fasciale) si riorganizzerà per non dare un carico eccessivo alla zona più debole, creando così quello che si può catalogare come problema ascendente.
Da qui, sempre ad esempio, ci può essere uno spostamento del baricentro a sinistra e magari una rotazione dell’emibacino di sinistra. Con conseguente abbassamento della SIAS (spina iliaca antero superiore) e rotazione interna del femore sulla tibia, creando così una biomeccanica non corretta del muscolo quadricipite. Con una maggiore tensione sul vasto laterale che, trazionando maggiormente, comprimerà il comparto esterno del ginocchio. Fatto, come esempio, un percorso posturale veloce possiamo ripartire dal nostro atleta che non ha curato la sua distorsione alla caviglia destra. Senza accorgersene ha creato una situazione che potrebbe portarlo ad una frattura del menisco laterale del ginocchio sinistro. L’infortunio avverrà su un movimento fatto mille volte durante una gara e poi catalogato come sfortuna.
Quindi: SI PUO’ PREVENIRE gli infortuni?… la risposta è SI’!
Come valutare l’azione di prevenzione
La difficoltà è riuscire ad individuare gli squilibri muscolari per prevenire gli infortuni (arrivare prima dell’infortunio). Gli squilibri vengono individuati a livello chinesiologico in 2 modi principali:
- VALUTAZIONE DELLA FORZA: si valuta a livello muscolare soggettivo (contro una nostra resistenza manuale e percettiva) o oggettivo (con un dinamometro)
- VALUTAZIONE DELL’ELASTICITA’: si valuta l’equilibrio dei muscoli agonisti / antagonisti oppure dei muscoli pari di ogni emisoma attraverso test osservativi e percettivi dopo allungamento passivo
Come agire preventivamente
I migliori lavori per prevenire gli infortuni attuabile sono:
- PER L’AUMENTO DELLA FORZA:
Esercizi mirati di aumento del tono trofismo - PER REGOLARE GLI SQUILIBRI POSTURALI:
Esercizi di allungamento muscolare e fasciale
Esercizi chinesiologici seguendo le leggi di Borelli Weber Fick (legge della plasticità muscolare)
LEGGE DELLA PLASTICITA’ MUSCOLARE IN PRATICA
Fondamentali per agire sulle lunghezze muscolari e quindi sugli squilibri:
- allungamento totale – accorciamento parziale: il muscolo a riposo si allunga
- allungamento parziale – accorciamento totale: il muscolo a riposo si accorcia
La spiegazione della legge della plasticità qui è resa molto semplice, arrivando all’obiettivo finale che vogliamo raggiungere. Senza addentrarci nelle variazioni della parte contrattile del muscolo rispetto alla parte tendinea.
Questo articolo vorrebbe essere informativo nel far capire che se agiamo in anticipo sui vari squilibri che si creano a livello muscolare possiamo realmente avere un’arma PREVENTIVA in più contro il nemico numero uno della prestazione atletica: L’INFORTUNIO.