La sindrome da sovrallenamento o overtraining lo possiamo definire come accumulo di stress derivante dall’allenamento che produce un decremento della performance a lungo termine e che necessita di un periodo di recupero che va da alcune settimane a mesi (addirittura un anno).
Da distinguere l’overtraining con l’overreaching (short overtraining) che invece è accumulo di stress derivato o no dall’allenamento che produce un decremento della performance limitato nel tempo e che generalmente si risolve con un recupero che va da alcuni giorni a 2-3 settimane. Affaticamento fuori portata rispetto a normali capacità di recupero del soggetto.
La sindrome di sovrallenamento è caratterizzata da una situazione cronica di calo prestativo accompagnato da uno o più importanti sintomi di carattere fisico o psichico.
È il termine generale che indica che l’individuo è stato sottoposto a stress, derivanti dall’allenamento e da altri stress estranei (tipo di vita) al punto da non essere più in grado di esprimere una prestazione di livello ottimale dopo un appropriato periodo di rigenerazione. Per una diagnosi di sovrallenamento è necessaria una caduta della prestazione.
Fattori stressanti: genesi multifattoriale
- Aumento drastico del volume di allenamento
- Malattie infettive
- Aumento della durata degli esercizi al di sopra della soglia anaerobica
- Ridotto apporto di carboidrati
- Aumento del numero di competizioni stress psicologico
Prevenzione dell’overtraining
- Corretta strutturazione del piano di allenamento
- Monitorare, controllare l’allenamento
- Inserire nei microcicli di scarico (tapering) test in laboratorio o da campo
- Uso quotidiano della RPE
- Evitare allenamenti di routine o stereotipati
- Prevedere periodi di riposo degli allenamenti e gare che diversifichino gli interessi del soggetto
- Proporsi obbiettivi realistici condivisi dell’atleta
- Prevedere stagioni non lunghe con un ragionevole numero di gare ed un adeguato intervallo di recupero
- Far apprendere tecniche di rilassamento e visualizzazione
- Riduzione dei conflitti (ambiente sociale favorevole)
- Clima di fiducia, collaborazione e trasparenza tra atleti, tecnici e medici sportivi
- Alimentazione adeguata e gradevole
- Flessibilità e prontezza nell’adeguare il piano di lavoro alle necessità emerse il periodo di allenamento
- Scoraggiare la tendenza degli atleti ad aumentare il carico quando si sentono bene
- Riprendere gradualmente la preparazione in seguito ad infortuni o malattie.