“Test di Cooper”
Credo che pochissimi sportivi al mondo non conoscano il “Test di Cooper”.
12 minuti di corsa a ritmo personale, da effettuarsi preferibilmente su una pista di atletica che, in base ai metri percorsi, fornisce una valutazione indicativa della Capacità Aerobica attraverso le tabelle di riferimento a corredo, che tengono conto dell’età e del sesso.
Anch’io l’ho eseguito più volte quando ero atleta e l’ho proposto ai miei allievi quando esercitavo da insegnante di Educazione Fisica nella scuola e da Preparatore Atletico nello sport.
Diciamo che questo è stato il primo Test codificato per la valutazione della componente aerobica soggettiva, nell’era moderna dello sport.
Il nome di Cooper è associato a questo semplice test da campo
Pochi invece sanno che il dott. Kenneth Cooper è stato l’ideatore dell’esercizio aerobico già nei primi anni sessanta. La vera diffusione di questo metodo di allenamento, che troverà una schiera infinita di adepti, è avvenuta grazie alla divulgazione a tappeto fatta negli anni ottanta dall’attrice americana Jane Fonda, con la sua “ginnastica aerobica”.
Cooper però per primo, quando ricevette l’ incarico della NASA per gestire l’allenamento degli astronauti prima dei loro viaggi nello spazio, propose questa metodica divertente ma assolutamente efficace sul piano della forma fisica. Per questo è da considerarsi il “Padre dell’Aerobica”.
Un affermato cardiologo
Inoltre, Cooper che era un affermato cardiologo, dagli studi sperimentali che conduceva, aveva notato come l’attività aerobica, eseguita in varie forme, fosse un efficace mezzo di contrasto per le malattie cardiovascolari e dismetaboliche.
Infatti, mise a punto intorno al 1970 il suo metodo aerobico fondando l’”AEROBIC CENTER” di Dallas nel Texas.
La rinomanza e la veridicità delle teorie di questo scienziato americano, hanno portato nel 1982 il giornale più conosciuto d’Inghilterra, il “Times”, ad esprimersi in questi termini. ”Il calo del 14% delle malattie cardiache in America negli anni settanta è generalmente attribuito al Dr. Cooper, grazie al boom dello jogging che ha interessato più di 25 milioni di americani.”
A quei tempi, in America i centri legati alle idee del Dr Cooper hanno avuto uno sviluppo eccezionale, dando vita a migliaia di centri di diagnosi e programmazione di allenamenti personalizzati. A cui si devono aggiungere i milioni di assidui lettori di riviste specializzate che praticavano alla lettera le regole di stile di vita dettate dal Dr. Cooper.
Come quasi sempre avviene o per lo meno avveniva, in Italia le informazioni dettagliate del metodo sono arrivate in ritardo e comunque anche da noi si cominciava a vedere gente di varie età, che, scarpette, pantaloncini e maglietta, correva per parchi e strade, senza indicazioni specifiche.
Si correva per moda, e basta!!!
LA STORIA
Nel 1987, il sottoscritto, oltre ad insegnare nella scuola statale, esercitavo come preparatore atletico presso il Circolo Tennis Bologna.
Un giorno, mi presentarono un socio che frequentava poco i campi: il Dott. Franco Verzella.
Costui era un rinomatissimo oculista che praticava nella clinica di sua proprietà, “Villalba”, interventi agli occhi con l’uso del laser, in cui frammentava e aspirava le cataratte (facoemulsificazione) e impiantava cristallini artificiali, eliminando così, problemi di miopia e di vista in genere.
Mi chiese se ero disponibile a fargli da personal trainer ed io accettai di buon grado.
Frequentavo il quinto anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia e reputai quell’occasione anche una possibilità futura di lavoro in ambito medico.
Il dott. Verzella oltre ad essere un grande chirurgo oftalmico era un vero appassionato di attività fisica, e durante le nostre sedute di allenamento, mi incalzava con le sue curiosità, chiedendomi spiegazioni su come si potessero impostare programmi di allenamento e di esercitazioni personalizzate e quali fossero i test di valutazione più idonei per centrare l’obiettivo.
In una di queste sedute, partendo dai concetti che via via gli esponevo, gli balenò l’idea di creare nella sua clinica. Un centro di medicina preventiva basata appunto su valutazione fisica globale. Per poi proporre piani di preparazione fisica e alimentare, proponendomi di occuparmi della parte fisico-motoria, un “Health Center” come lui lo chiamava.
Un interessantissimo progetto, unico in Italia
Naturalmente io mi misi a disposizione e ricordo che insieme riflettevamo sul come organizzarsi per strutturare quel progetto.
Addivenimmo alla conclusione che fosse opportuno cercare qualche professionista che potesse darci delle indicazioni precise per orientarci al meglio in tal senso.
Ci documentammo su chi potesse essere un punto di riferimento credibile e fu così che prese un appuntamento ed io lo accompagnai ad Udine per conferire col prof. Di Prampero, esimio fisiologo di fama internazionale, sicuramente all’altezza delle informazioni che cercavamo, per suggerimenti e consigli su come poter impiantare un centro di quella natura.
Per me trovarmi al cospetto e conoscere il prof. Di Prampero fu una grande emozione anche perché dai miei studi, sapevo che si era formato insieme ad un gruppo ristretto di studiosi, tra cui Cerretelli, Aghemo e Rovelli, con il prof. Rodolfo Margaria, uno dei padri fondatori della fisiologia dello sport che a sua volta aveva collaborato con Arcibald Hill, premio Nobel per la medicina, e sui cui libri e trattati di fisiologia anch’io avevo studiato.
Faccio un inciso: il prof. Di Prampero, con cui dagli anni duemila ho partecipato a vari convegni sportivi, è stato colui che nel 2019 ha scritto la prefazione del mio libro sul “Metodo Coordinabolico”.
Dr. Kenneth Cooper in Italia
Alla fine di una lunga chiacchierata, Di Prampero suggerì a Verzella di interpellare il Dott. Kenneth Cooper, il massimo esperto mondiale nel settore.
Nel giro di poco tempo il Cooper fu invitato e venne a Bologna ospite di Verzella. Oltre alle tavole rotonde in clinica con tutto lo staff che si sarebbe interessato al progetto, dove presentò i suoi lavori e metodi, gli fu organizzato un convegno “ad hoc” presso il cinema “Medica”, uno dei più prestigiosi di Bologna, a cui intervennero decine di professori e studenti del locale ISEF e altrettanti gestori di palestre.
Come potrete immaginare, per me è stata una occasione fantastica, quasi impensabile, potermi confrontare ed apprendere da quello scienziato che ha fatto la storia dell’esercizio fisico nel mondo.
In Italia i termini “fitness” e “wellness” che lui spesso citava, erano ancora sconosciuti. Io sono stato tra i primi a capirne il significato ed applicarli scientificamente.
Nella sua conferenza ed anche parlando a tutto lo staff della clinica, Cooper, illustrò i dati ricavati da un’indagine statistica di vastissime dimensioni, in cui erano stati elaborati i risultati ottenuti in particolari prove da sforzo (stresstest cardiopolmonare) eseguiti su treadmill da 14850 persone di ambo i sessi. Successivamente sono state monitorate per un periodo complessivo di 130.000 anni, per ottenere la valutazione del “Rischio di mortalità” in base allo stile di vita e all’attività fisica svolta.
I pazienti erano persone sano-normali in cui non era stata riscontrata una patologia evidente in atto.
La peculiarità del metodo aerobico del Dr. Cooper, faceva riferimento al “Punteggio Aerobico” per consentire la valutazione dell’intensità e della durata, quindi dell’efficacia, dello stimolo allenante.
Per esempio, percorrere il miglio (1600 metri circa) in 20 minuti consente di ottenere 0 punti aerobici. Mentre per ottenerne 5 bisognerebbe impiegare tra i 6’30” e i 9’00”.
Il risultato finale di tale macroscopica indagine è riassunto nel grafico sottostante
Il numero di individui testati è stato suddiviso in cinque categorie riportate sul piano delle ascisse. Alla prima categoria appartenevano i sedentari (quelli che ottenevano 0 punti aerobici per settimana). Alla seconda quelli che svolgevano attività fisica minima (per una media di 18 punti aerobici settimanali). Dalla terza alla quinta erano raggruppate categorie sempre più attive (34, 60, 90 punti aerobici settimanali).
Il Dr. Cooper consigliava di ottenere, alla settimana, 35 punti aerobici per gli uomini e 30 per le donne.
Nel grafico, sul piano delle ordinate è indicato il livello di rischio di mortalità per qualsiasi evento. Tranne che per incidenti mortali, quindi per: malattie, infarti, tumori ed altro.
La prima categoria risultava quella più ad alto rischio, attribuito con valore 5. La seconda è risultata avere un valore di rischio pari a 2,5; le altre hanno un valore di rischio intorno a 1.
Era evidente che bastava un minimo di attività fisica per dimezzare il rischio di mortalità, e quindi vedere in qualche maniera allungata la propria esistenza!
Punteggio aerobico
Sempre in quella circostanza, ci fornì un dossier in cui erano contenuti tutti i protocolli di lavoro che lui proponeva per l’identificazione del carico di esercizio fisico. Per la determinazione del “punteggio aerobico” generato dalla quantità ed intensità di attività fisica che poteva essere eseguita in varie forme. Dalla semplice camminata al jogging, dal salire le scale all’esercizio col vogatore, dall’andare in bicicletta o al nuotare e a tante altre forme di attività.
Ci illustrò le basi valutative che lui proponeva, orientate alla determinazione del Massimo Consumo di Ossigeno (VO2max). Ma anche della valutazione della composizione corporea e della relativa metodica per l’identificazione (Plicometria e meglio ancora, la Bioimpedenziometria). Indicò alcuni esami ematologici imprescindibili (Trigliceridi, Colesterolo HDL e LDL) ed emodinamici (Pressione sanguinea) oltre all’anamnesi alimentare.
Passammo tre giorni insieme e parlammo dell’organizzazione del centro che il Dr. Verzella aveva in mente di realizzare. Fu sempre molto disponibile con me, anche perché tra tutti, ero l’unico esperto di pratica dell’attività fisica, nell’illustrarmi le procedure e metodi.
Dal canto mio gli mostrai alcune mie realizzazioni e rimase colpito da come riuscissi a predisporre un piano di lavoro aerobico basato sulle frequenze cardiache determinate dall’esecuzione del “Test di Margaria” e dalla disposizione temporale dei carichi di lavoro che si rifaceva alla metodologia dell’allenamento delle corse di resistenza.
Apprezzò molto il software che avevo strutturato sia per l’esecuzione del test sia per la stesura della pianificazione individualizzata dell’allenamento. Ci lasciammo con un invito a Dallas per vedere e toccare con mano, il grande lavoro che lui aveva prodotto.
Quell’incontro è stato sicuramente un pilastro portante della mia carriera
Dopo la partenza del dott. Cooper, il dott. Verzella immediatamente si adoperò per dar luogo ad una ricerca scientifica estesa a tutti i tassisti di Bologna, che venivano sottoposti alle indicazioni cliniche suggerite dal Dr.Cooper a cui Verzella aggiunse l’analisi del cristallino. La cui opacità permetteva di individuare correttamente l’età biologica dei soggetti testati.
Quella operazione sarebbe servita per creare una casistica ma anche per il lancio pubblicitario del progetto per altri probabili clienti.
Mi ritrovai a lavorare al fianco di un bravissimo cardiologo, Dott. Majone che mi faceva assistere a tutti gli esami su treadmill su cui rilevavamo tanti parametri vitali. Anche di una esperta nutrizionista, la dott.ssa Colasanti, che mi fece capire l’importanza o meno di tutti i nutrienti, vitamine e elettroliti nel dosaggio di una dieta equilibrata.
Io naturalmente mi occupavo di elaborare i piani di lavoro fisico.
Stresstest cardiopolmonare col dott. Majone Dr. K. Cooper
Purtroppo la cosa non prese piede, forse perché troppo avveniristica e non fu capita.
A posteriori credo che non ci fu neanche una sponsorizzazione da parte della medicina tradizionale, che avrebbe perso tanti clienti!
Io comunque feci tesoro di tutto lo scibile appreso. Avendo dimestichezza con i computer, fu un attimo che assemblai il tutto in un mio progetto metodologico che si trasformò immediatamente in un software a cui diedi il nome di “Fitness Profile”.
Misurazione della composizione corporea
“Body Line”
Quel software ebbe un grande risonanza tra i gestori delle palestre di Bologna. Una in particolare, nota per essere un centro di body building, la “Body Line” si trasformò nel primo centro fitness bolognese e credo italiano.
Ricordo che il proprietario, che era un noto culturista, mi incaricò di gestire tutto il progetto. Mettendomi a disposizione strumenti per la misurazione della Massa Grassa e Massa Magra (Futrex 3000) e vari cardiofrequenzimetri (Polar 300) con cui eseguire i test e assegnare lavori aerobici personalizzati. Con me lavorava anche un medico, il dott. Lepore, oggi famoso urologo a Bologna.Non più tanti manubri e bilancieri ma spazi attrezzati con tapis roulant, vogatori e cyclette.
Parte dei programmi di lavoro naturalmente, provenivano dai protocolli del dott. Cooper.
L’epilogo di quella esperienza si condensò un paio di anni dopo, nella vendita di quel software, alla Ditta “Dietosystem” di Milano. Una azienda leader nell’ambito della scienza legata al benessere fisico, che affiancando la Tecnogym. Lo presentò ai Campionati del Mondo di Calcio di Roma 1990, come primo software italiano per palestre.
Fui anche invitato come relatore a vari convegni per spiegare i concetti che avevo appreso e sviluppato informaticamente. Tra i tanti spicca quello tenuto a Sanremo insieme ad altri due mostri sacri della scienza dello soport internazionale: il Prof. Gianni Benzi e il Prof. Antonio Dal Monte.
1990, Sanremo. Con i Proff. Benzi e Dal Monte
Quella col Dr. Cooper fu un’altra esperienza di elevato spessore di cui vado fiero, che ha aggiunto valore inestimabile alla mia carriera.